"Mica prende il 30%?". La profezia sbagliata di Scanzi su Meloni nel 2017

Prima delle elezioni del 2017 il giornalista discuteva con Giorgia Meloni sulla possibilità della leader di FdI di guidare il centrodestra: 5 anni dopo il suo partito è stato il più votato dagli italiani

"Mica prende il 30%?". La profezia sbagliata di Scanzi su Meloni nel 2017
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Correva l'anno 2017 e nello studio di Lilli Gruber si incontravano uno scatenato Andrea Scanzi e una combattiva Giorgia Meloni. Era settembre e da lì a pochi mesi l'Italia sarebbe andata al voto per rinnovare il parlamento e il governo: quella fu l'elezione che portò al governo Giuseppe Conte con il 32% dei voti sia alla Camera che al Senato. Un risultato storico da parte del partito che, guidato all'epoca da Beppe Grillo, prometteva di "aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno". In pochi anni i loro voti si sono più che dimezzati ma quell'incontro tra il giornalista e colei che all'epoca era semplicemnte la leader di un partito di minoranza, visto con gli occhi di oggi, non rende un buon servizio a Scanzi.

In quegli anni il centrodestra stava pensando a come fare per evolversi, per ampliare i suoi orizzonti e Meloni sembrava convinta di poter prendere la guida della coalizione con le sue idee, che puntavano a essere una sintesi tra quelle di Silvio Berlusconi e quelle di Matteo Salvini. Ma Andrea Scanzi, che non aveva inquadrato adeguatamente l'ascesa politica di Meloni, cercò di delegittimarne il ruolo, sminuendone la forza. "Che fa senza Berlusconi? Prende il 5%? E che ci fa?", incalzò Scanzi parlando con colei che a distanza di 7 anni, a due elezioni di distanza, sarebbe diventata premier di uno dei governi più longevi della Repubblica italiana. "Ma chi l'ha detto che devo prendere il 5%? È anche il racconto che viene fatto dell'Italia", fu la risposta di Meloni. Scanzi continuò a incalzare: "Questi sono i numeri, sono i sondaggi. Che prende il 30% improvvisamente?".

Ma Meloni non mollò il colpo: "Io penso che quello che uno prende alle elezioni lo si debba decidere il giorno delle elezioni, così funziona. Quando mi sono candidata sindaco lo scorso anno (a Roma nel 2016, ndr) ci sono stati fior fiore di opinionisti e sondaggisti che hanno sostenuto che la Meloni era anni luce lontana dalla possibilità di arrivare al ballottaggio, che non poteva arrivarci (prese oltre il 20% ma arrivò terza, ndr) [...] Dal 5% che mi volete dare per forza, magari prendo l'1%, magari prendo il 7%, il 10% il 20%, il punto è che questo lo decidono i cittadini il giorno in cui si vota".

Alle elezioni politiche del 2018 il partito di Giorgia Meloni prese il 4,6%, a quelle europee del 2019, invece, prese il 6,5%. Numeri bassi ma che le permisero comunque di superare la soglia di sbarramento in entrambe le tornate elettorali. Ma in tre anni, dal 2019 al 2022, quando l'Italia è tornata al voto per rinnovare il parlamento dopo la sfiducia del governo Draghi, a sua volta subentrato a Giuseppe Conte, Fratelli d'Italia si è imposto come primo partito con il 26% delle preferenze. E due anni dopo, alle elezioni europee del 2024, è cresciuta di altri due punti, arrivando al 28%.

Oggi, a meno di tre anni dalle elezioni, quel 30 per cento Giorgia Meloni l'ha raggiunto e superato. E la sua leadership guida l'Europa nei terreni accidentati della geopolitica. Leadership che, per altro, è stata riconosciuta a livello internazionale.

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