Colpiti sanità e pubblico impiego Sui tagli è scontro nel governo

Il ministro Balduzzi infuriato per i sacrifici imposti al suo settore: 1,6 miliardi in due anni. Riduzioni in arrivo anche per l'Istruzione e per i dipendenti statali

Colpiti sanità e pubblico impiego Sui tagli è scontro nel governo

Roma - I Consigli dei ministri sono ormai come le discoteche. Prima di una certa ora inutile andarci, non ci trovi nessuno, al massimo quelli delle pulizie. Poi, con le ore piccole, ecco che si animano. Pure troppo. Qualcuno infatti perde anche le staffe. Il ministro della Sanità Renato Balduzzi quando l'altra notte, nel corso della maratona sulla legge di stabilità, ha capito che ancora una volta sarebbe uscito da Palazzo Chigi con una bella sforbiciata da far digerire ai pazienti (fino a quando?) italiani, è sbottato: «Ma fare il ministro non me l'ha mica ordinato il medico!». Detto dal ministro della Sanità, fa quasi ridere.
Balduzzi minimizza parlando di «un confronto pacato anche se serrato», ma è stata una notte dei lunghi coltelli a Palazzo Chigi. Ognuno impegnato a evitare che gli venisse recapitato il conto finale della serata. A Balduzzi è toccata una botta da 1,6 miliardi, «600 milioni nel 2013 e un miliardo a regime nel 2014», come spiega lui stesso. Risparmi reperiti con tagli alla spesa per l'acquisto di beni, servizi e dispositivi medici e che non dovrebbero toccare i servizi. Sarà, ma i bene informati descrivono un Balduzzi furibondo, che pretende un confronto per «ripensare l'intervento in campo sanitario». Il suo cahier de doléances è presto detto: perché colpire sempre la sanità già più volte tartassata? Così la pensano anche i partiti. «Balduzzi si svegli, non si può tagliare ancora sulla sanità», dice il senatore Pdl Michele Saccomanno. «Il servizio sanitario nazionale deve essere rilanciato, altro che nuovi tagli», brontola Luisa Bossa, deputata Pd. «Bisogna reagire con durezza a questa manovra che, al netto di propaganda e fuffa, è un colpo al welfare. Stavolta il malumore del Pd deve diventare un'esplicita differenza», fomenta l'alleato il segretario di Sel Nichi Vendola.
Qualche rospo l'ha dovuto digerire anche il titolare dell'Istruzione Francesco Profumo, che infatti evoca non meglio precisati «contributi di generosità» richiesti al mondo della scuola. Di cosa si tratti ancora non è certo. La Flc-Cgil ipotizza un «aumento dell'orario di lavoro a 24 ore a parità di salario per le scuole secondarie superiori», ciò che provocherebbe una cura dimagrante per l'organico. Tagli indiretti, insomma, e per questo quasi invisibili, ma non meno sanguinosi per chi li subirà.
Ma a pagare il ticket più costoso saranno i dipendenti pubblici. Il governo by night ha infatti confermato il blocco dei contratti fino al 2014 e lo sbianchettamento dalle buste paga dell'indennità di vacanza contrattuale nel biennio 2013-14. Secondo i calcoli di Fp-Cgil queste misure, unite all'effetto erosivo sul potere d'acquisto dell'inflazione, produrranno al termine del quinquennio 2010-14 un salasso medio di 6mila euro per ogni travet. Per i lavoratori un'altra cattiva notizia è la riduzione al 50 per cento della retribuzione per i giorni in cui quelli che assistono parenti disabili usufruiscono della legge 104/1992. Il giro di vite non riguarda chi assiste un figlio o un coniuge o è egli stesso affetto da handicap, ma chi ha i genitori malati, e sono i più.
A rendere più acceso il clima ha contribuito poi Gianfranco Polillo, sottosegretario all'Economia che, con il Consiglio dei ministri in pieno svolgimento, a Ballarò ha anticipato il taglio dell'Irpef, suscitando l'incredulità di chi ricordava le sue sparate poi rivelatesi infondate (come la tassa su cani e gatti) e le ire di Mario Monti. Palazzo Chigi si è affrettato a smentire quelle che sembravano dichiarazioni avventate ma che invece sono state poi suffragate dai fatti.

Monti, dopo aver faticato a convincere il ministro dello Sviluppo Corrado Passera a rinunciare al progetto di azzerare del tutto l'aumento dell'Iva, considerata mossa di minore impatto mediatico, non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla paternità della limatura dell'Irpef.

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