Il complotto organizzato da una rete tv? L’ha fatto "Report" contro il centrodestra

Ridicole dietrologie sul caso Giambruno, è la Rai a fare cecchinaggio a urne aperte

Il complotto organizzato da una rete tv? L’ha fatto "Report" contro il centrodestra
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Sulla sua vicenda famigliare Giorgia Meloni per molti versi è stata impeccabile. Ha affrontato una decisione che la colpiva nel profondo con decisione, coraggio e quella sincera tristezza che la rende vera. L'unico aspetto che non ho condiviso, mi perdonerà, è l'idea che dentro una vicenda strettamente personale quanto umana, fosse tirata in ballo l'idea di un complotto. Un'ipotesi su cui i media ci hanno ricamato sopra, superando il confine del ridicolo.

Se qualcuno nella sua maggioranza o fuori avesse già solo pensato di sfruttare un simile caso per indebolire la Premier, allora in questo Paese la meschinità non avrebbe confini. Peggio - ma si offenderebbe l'intelligenza e il sentimento - immaginare un disegno in casa Berlusconi. Chi conosce un minimo le regole della casa, sa bene che i figli sono sempre stati attenti a tenere distanti «la politica e l'azienda» anche quando il Cavaliere si faceva prendere la mano dalle antipatie del momento: basta dare un'occhiata all'aneddotica dei famosi pranzi di famiglia. Figurarsi oggi con la Meloni.

Quindi, per dare un senso alla storia basta restare ai fatti: i comportamenti fuori luogo di una persona che non si rende conto di essere accomunato ad una donna che è arrivata al vertice delle istituzioni; e l'inventore di una trasmissione che vive di «gossip» e di ironia e che non ha mai mostrato di avere freni o limiti.

Il resto sono favole che fanno comodo a qualcuno magari a sinistra - e qui davvero si è rasenta la follia e la fobia - per congetturare sulla famiglia tradizionale. Sono situazioni che purtroppo si verificano in tante relazioni, eterosessuali o omosessuali poco importa. E che specie se si è sotto i riflettori vanno affrontate con sobrietà e mestizia.

Diversa, invece, è la sceneggiata messa in piedi da «Report» domenica sera. Qualcuno dirà che non è la prima volta e che è nel Dna della trasmissione di Rai tre: sarà pure tradizione ma fa impressione constatare che ad urne aperte la tv pubblica mandi in onda un servizio contro Forza Italia e il suo gruppo dirigente. Il tipico cecchinaggio - la tempistica ne rivela la natura - basato sul niente. Addirittura c'è anche la dichiarazione anonima, o meglio l'interessato è ripreso di spalle, del parlamentare di Forza Italia che rivela la meccanica della fine del governo Draghi, vestendola con i crismi dell'agguato quando di quella crisi si conoscono origini e ragioni. Poi naturalmente c'è la solita menata che tira in ballo la mafia basata sul nulla ma trita e ritrita. Mancava solo la leggenda della foto di Baiardo per ripetere un «clichè» che va in onda da vent'anni ad ogni elezione - comunale, regionale e nazionale - e abbandonando il rigore dell'inchiesta giornalistica per trasformare il tutto in una mezza pagliacciata.

Beh, questo è davvero un «complotto», o meglio la sua parodia, la sua caricatura visto che poi - Adriano Galliani ha ripreso il seggio a Monza che fu di Berlusconi - i risultati sono agli antipodi dei desiderata dei congiurati.

Resta, però, l'amaro in bocca di una Tv pubblica che da trent'anni si riempie la bocca di «par condicio», di pluralismo, di «fake news» e quant'altro, ma che alla fine dei conti - tutto cambi perchè nulla cambi come nel Gattopardo - è una palestra di aggressioni a senso unico. E, tanto per essere chiari, tirare in ballo la libertà di stampa per difendere questo costume (e certe trasmissioni), fa solo ridere.

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