Raid anti-Pro Vita, Conte condanna a metà e attacca pure Meloni

Deludente e tardiva presa di posizione del leader pentastellato, che stigmatizza l'attacco ai Pro Vita con due giorni di ritardo. E fa distinguo: "Però non va sminuita manifestazione"

Raid anti-Pro Vita, Conte condanna a metà e attacca pure Meloni
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Condanna la violenza, ma con due giorni di ritardo. E dopo essere stato invitato a farlo dal presidente del consiglio. Giuseppe Conte reagisce a scoppio ritardato: in una nota, il leader del Movimento Cinque Stelle ha stigmatizzato l'assalto alla sede della Onlus Pro Vita e Famiglia avvenuto durante la manifestazione femminista del 25 novembre scorso. Meglio tardi che mani, non c'è dubbio. Colpisce però lo scarso tempismo dell'ex premier, intervenuto solo dopo che il premier Giorgia Meloni aveva incalzato le opposizioni rispetto al loro silenzio sull'accaduto.

"Io condanno insieme a tutto il Movimento Cinque Stelle sempre gli atti di violenza, ci troveranno sempre contro", ha affermato il presidente pentastellato a Napoli, margine di una iniziativa del Comune contro la violenza sulle donne. Se pur tardiva, la presa di posizione dell'esponente grillino sarebbe stata di per sé esaustiva. Conte, tuttavia, ha voluto aggiungere un'ulteriore precisazione. "Però non vorrei che questo fosse anche un modo per sminuire una grande mobilitazione, una grande risposta a favore del riscatto delle donne, della massima libertà contro ogni sopraffazione, arbitrio, ogni sopruso. La Meloni piuttosto dia risposte", ha rintuzzato, mitigando un po' l'effetto delle sue iniziali parole.

Esprimendosi con quella chiosa, infatti, Conte ha in sostanza pronunciato una condanna deludente. Perché è vero che le violenze hanno dei responsabili ed è sbagliato fare generalizzazioni, ma è altrettanto vero che nessuno tra i promotori della manifestazione femminista ha sinora condannato l'assalto alla sede di Pro Vita e Famiglia. Come mai? Dunque, pur nel rispetto delle idee promosse da quel corteo, sarebbe stato forse opportuno ricordare che i primi a sabotare l'iniziativa sono stati proprio i violenti scesi in piazza assieme alla sinistra. E non chi ha posto l'attenzione sulla necessità di una condanna bipartisan.

"Una sede devastata è inaccettabile sempre. Particolarmente se la si devasta nel nome delle donne violentate, picchiate o uccise", aveva dichiarato al riguardo il premier Meloni, che in mattinata aveva chiesto una presa di posizione chiara (sino a quel momento non pervenuta) a Schlein, Conte e Landini, ai quali - aveva aggiunto il premier - "tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato".

Dopo quell'appello, il leader del Movimento Cinque Stelle aveva fatto sentire la propria voce. Diversamente, mentre scriviamo, non risultano ancora analoghe dichiarazioni da parte del segretario Pd e del leader della Cgil.

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