Roma - Ventimila adesioni al giorno, un'alleanza decisiva per l'affermazione del Cavaliere e un 1,9 per cento alla Camera che in soli 40 giorni dalla fondazione del movimento garantisce un rappresentante in parlamento: Giorgia Meloni. Lei sì, Fini no. Tu chiamale, se vuoi, emozioni. E oggi si riparte anche senza tutti quei gazebo da 558mila voti al Senato (meno di un decimo delle sezioni da scrutinare) e 546mila (stessa percentuale) alla Camera. Al quartier generale di Fratelli d'Italia-Centrodestra nazionale ci si guarda soddisfatti, «in fondo - twitta La Russa - abbiamo racimolato la metà dei voti della Lega, mica male come inizio e in così poco tempo». All'orizzonte l'instabilità politica. «Instabilità che non gioverebbe di certo alla nazione. Ma le facce allibite della sinistra che credeva di vincere facile e invece ha preso la scoppola... che goduria».
A commentare a caldo è Giovanni Donzelli, consigliere regionale in Toscana, tra i fondatori di Fratelli d'Italia e primo a riaccendere il cellulare. È sorpreso, come tutti, dai risultati. Al momento di andare in stampa il movimento è impantanato all'1,9 - Camera e Senato - ma avrà comunque un deputato come primo degli esclusi sotto il 2 per cento. Quanto basta e avanza per promuovere l'esordio. «A due mesi dalla fondazione siamo all'1,9 per cento, come primo step non possiamo lamentarci - continua Donzelli -. È come se fosse nato un bambino che ora deve muovere i primi passi, il progetto di rinnovamento del centrodestra italiano è cominciato». Ma non parlategli di patti allargati, di compromessi, di governi tecnici. «Una nostra adesione a una eventuale alleanza con il PD e il Pdl non è ipotizzabile, non se ne parla. Come non appoggeremmo un altro professore premier. Meglio tornare a votare subito». Nel frattempo i vertici commentano sornioni. Meloni e La Russa si godono i visi pallidi. Ignazio ironizza: «Che soddisfazione le facce della sinistra, avevano lo stesso colorito giallo del 1994, quando la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto si infranse contro un muro. Sono orgoglioso della scelta di fondare Fratelli d'Italia. Questo è stato un vero miracolo, in 40 giorni abbiamo preso più voti dell'Udc e di Ingroia (con Di Pietro). Di Fini, poi, non ne parliamo. Avessimo avuto la visibilità di Fini, Casini e Ingroia avremmo fatto boom».
Ma il vero grande sconfitto di queste elezioni è Mario Monti: «L'uomo che ha mancato di parola agli italiani candidandosi alle politiche». L'ex ministro se la prende anche con la truffa degli exitpoll: «Vorrei proprio sapere chi spende soldi per gli exit poll...».
Crosetto, orfano delle sue sessanta sigarette, aveva pronosticato il Grillo-boom: «Sta accadendo quello che si sentiva. Avevo detto che Beppe Grillo superava il 25 per cento, e lo farà alla Camera. Perchè è stato l'alveo in cui si è fermata la rabbia della gente di questo Paese, che è tanta».
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