Politica

Dell'Utri, respinta la richiesta d'arresto

La procura generale all'attacco: "C'è pericolo di fuga". Ma la Corte d'appello ha respinto la richiesta d'arresto

L'ex senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri
L'ex senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri

La Corte d’appello di Palermo ha respinto la richiesta d’arresto avanzata ieri dalla procura generale per l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Per il procuratore generale, che si è detto soddisfatto della sentenza, ci sarebbe stato il "pericolo di fuga" da parte dell’imputato.

Adesso gli occhi sono puntati sulla Cassazione. La Corte d’Appello di Palermo ha detto "no" alla richiesta d’arresto. Nel provvedimento di rigetto dell’istanza la Corte, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha spiegato che viene escluso il pericolo di fuga "in ragione del comportamento dell’imputato che ha partecipato alle udienze dibattimentali e non ha mai voluto sottrarsi all’esecuzione della pena". Una decisione diversa sarebbe stata considerata dall’avvocato Pino Di Peri "apoditica e cervellotica". "La corte ha deciso con molto equilibro - ha detto l’avvocato - non ravvisando alcun pericolo di fuga". Del resto l'ex senatore è stato sempre presente a tutte le udienze. E già questo fuga ogni dubbio sull’eventuale di sottrarsi alle proprie repsonsabilità.

Dell'Utri si dice deluso dalla sentenza pronunciata ieri dalla Corte d'appello. "Forse mi ero illuso, ma è chiaro che questo romanzo criminale che i giudici hanno voluto scrivere sulla mia vita e che evidentemente continua a fare audience non poteva finire qui. E allora aspettiamo le prossime puntate", ha spiegato in una intervista a Repubblica. L'ex senatore del Pdl aveva sperato sino all'ultimo che i giudici avrebbero letto le carte con altri occhi. E così è tornato a ripetere quello che da diciassette anni continua a spiegare alle toghe: "Io posso dire solo quello che è, cioè che io a Milano non ho portato la mafia ma tutt’al più un signore per bene che si chiamava Vittorio Mangano e che si intendeva solo di cani e di cavalli e niente altro". Dell'Utri non nasconde che gli sarebbe seriamente piaciuto andare a Santo Domingo a festeggiare l’assoluzione.

Adesso non gli resta che sperare nella Cassazione: "La vita va avanti".

Commenti