Schlein gongola per la sinistra francese e ripensa alla patrimoniale

La segretaria del Pd rilancia sulla patrimoniale: "È giusto che chi ha di più contribuisca in proporzione maggiore al benessere collettivo"

Schlein gongola per la sinistra francese e ripensa alla patrimoniale
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Certe ossessioni non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano. Ossessioni indivisibili, indissolubili, inseparabili. Proprio come quelle della sinistra per la patrimoniale. Una ricetta che puntualmente viene rispolverata e tirata fuori dal cassetto che contiene proposte che guardano al passato. Una nostalgia senza tempo. E così Elly Schlein decide di tornare alla carica, forte dell'avanzata del Nuovo Fronte Popolare in Francia che - secondo il fronte rosso - è motivo di grande gioia ed elemento di ispirazione per fare un'ammucchiata contro il centrodestra.

Il segretario del Partito democratico, intervistato a In Onda su La7, ha bollato come "interessante" il programma del NFP guidato da Jean-Luc Mélenchon e in particolar modo ha condiviso la proposta del salario minimo. Fin qui nulla di nuovo, tralasciando il fatto che il Pd lo avrebbe potuto mettere nero su bianco quando è stato al governo piuttosto che urlare a squarciagola ora. Ma Schlein è stata poi interpellata sulla patrimoniale ed è qui che i telespettatori saranno sobbalzati dal divano con tanto di allarmi suonati nelle case.

"Bisognerebbe trovare un punto di incontro tra forze che hanno idee diverse ma che come faro hanno la Costituzione che dice 'progressività'", ha affermato il segretario del Pd. Che ha specificato come la proposta non fosse presente nel programma, che invece si era limitato al generico tema della redistribuzione delle ricchezze. Di fatto non è arrivato alcun "no" netto verso la patrimoniale, un terreno su cui la sinistra italiana continua a scivolare senza decidere di chiudere definitivamente le porte a una proposta che inquieta molti italiani.

Schlein ha poi aggiunto che bisognerebbe rispettare la Costituzione: "Dice che è giusto che chi ha di più contribuisca in proporzione maggiore al benessere collettivo". Insomma, anche questa volta mancano parole chiare. Tra i dem qualcuno potrebbe obiettare facendo notare che il Partito democratico non ha parlato in maniera esplicita di patrimoniale. Contro-obiezione: allora per quale motivo non si mette la parola fine, una volta per tutte, verso una misura superata ormai dal tempo?

Ovviamente non poteva mancare l'accorato appello in nome di quella strategia testardamente unitaria. Schlein si è rivolta ai compagni delle opposizioni e, sulla base del dato emerso in Francia, ha rilanciato l'idea del campo largo XXL: "Uniti si vince, divisi si perde. L'unità va costruita sui bisogni concreti delle persone. Non pongo veti e non intendo subirne. Il tempo dei veti credo sia finito con l'esito delle europee, il Pd è rafforzato nel suo ruolo di perno di costruzione dell'alternativa ma abbiamo l'umiltà di sapere che da soli non bastiamo". Tutti dentro.

Un invito rivolto addirittura a Matteo Renzi, nonostante in questi anni Italia Viva sia stata trattata tutt'altro che con i guanti dal Pd. "Includere Renzi in una potenziale maggioranza? Del resto lo abbiamo fatto già in diverse città", ha rimarcato Elly. Tra proposte vecchie e scenari futuri utopici, Schlein non conosce vie di mezzo.

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