
"Sotto attacco. Cosa sta accadendo, cosa potrebbe accadere, come ne usciremo" è l'ultimo saggio del senatore di Italia Viva Enrico Borghi di cui Matteo Renzi ha curato la prefazione. Un libro presentato ieri alla sala Zuccari del Senato alla presenza di ospiti come Michela Ponzani, docente storia contemporanea Università Tor Vergata, e Lorenzo Guerini, presidente del Copasir.
Il libro affronta il tema delle nuove sfide globali per le democrazie liberali occidentali, alla luce di una feroce contestazione dell'attuale ordine mondiale da parte dei Paesi emergenti e delle autocrazie come la Russia e la Cina. “Stiamo vivendo una fase straordinaria, l’era della costruzione del nuovo ordine mondiale”, dice Borghi che, nel suo saggio, invita a non perdere la speranza. “Noi non abbiamo una riedizione dello scontro tra capitale e lavoro, ma la sfida di costruire un europeismo sovranazionale in contrapposizione al nazionalismo sovranista", spiega il senatore. Che, poi, aggiunge: "È quel che sta avvenendo in tutta Europa. La Romania ha votato esattamente su questi temi e lo stesso farà la Polonia in occasione delle presidenziali. Anche la Germania ha fatto la coalizione esattamente su questi temi, mentre la Francia sperimenta una coalizione all’italiana, selezionando i temi dell’europeismo riformista isolando i rossobruni”.
Il deputato dem Guerini, invece, nel suo intervento, si è soffermato sull'avanzata dei Paesi dei Brics che "sono Paesi molto diversi tra loro, ma tutti sono concordi nel contestare l'attuale ordine internazionale che fotografa una situazione che è stata superata dai fatti". Un Paese come il Brasile, infatti, ha superato l'Italia e si appresta a superare il Regno Unito, mentre India e Cina sono potenziali mondiali già affermate. "Oggi la crisi dell'ordine mondiale porta alla crisi anche delle organizzazioni sovranazionali che avevamo pensato per gestire tale l'ordine questo porta all'incapacità di gestire i conflitti e così i conflitti diventano guerre", spiega Guerini secondo cui "siamo sotto attacco perché è sotto attacco l'ordine internazionale fondato sulle democrazie liberali occidentali". Il presidente del Copasir è convinto che "bisogna spiegare all'opinione pubblica perché in questo momento è importante fare investimenti in difesa e che l'Europa deve avere autonomia strategica". Secondo Guerini "il problema della difesa europea è innanzitutto politico in termini di cessione all'Europa di un pezzo della sovranità nazionale e capire cos'è la difesa europea che non significa indossare un elmetto e sventolare la stessa bandiera". Questo "significa che - conclude Guerini - i Paesi devono fare delle scelte comuni sulla base dei valori comuni europei".
Matteo Renzi non ha dubbi: "Stiamo vivendo l'ordine post-Yalta in cui l'imprevedibilità è data dalla più grande democrazia del mondo e non dalle dittature". E ancora: "Il presidente Trump è totalmente imprevedibile e - aggiunge il leader di Italia Viva - mi fa ridere quando qualcuno in salsa nostrana continua a parlare dell'Italia come di un Paese che fa da 'ponte' per il dialogo". Secondo Renzi, "Trump alza il telefono e dialoga con chi vuole, non ha bisogno di ponti. Lo aveva già fatto nel 2018 con la Corea del Nord e lo sta facendo anche oggi". L'ex premier avverte: "Dobbiamo fare i conti con questa imprevedibilità sapendo che, invece, dall'altra parte abbiamo la prevedibilità della Cina, il problema del posizionamento russo che genera incertezza geopolitica e i Paesi del Medio-Oriente che crescono dialogando sia con i Paesi del Sud-Est asiatico sia con i Paesi africani". Renzi denuncia l'assenza dell'Europa sulle partite importanti e sentenzia: "L'Europa o è al tavolo oppure è sul menù. O l'Ue gioca un ruolo un po' meno burocratico e un po' più visionario oppure perde l'appuntamento con la storia". Il leader di Italia Viva è convinto che l'Ue avrà un futuro, ma intanto "Non ha messo un inviato speciale né sull'Ucraina né sui dazi e se ci fosse un Mario Draghi sarebbe più facile fare l'accordo con gli Stati Uniti". Ma non solo.
"Servirebbe una posizione chiara dell'Europa anche su Gaza", ammonisce Renzi che propone, inoltre, una "mega flat tax" affinché i ricercatori stranieri cacciati da Trump vengano in Europa. Per quanto riguarda, invece, la politica interna, Renzi spiega: "È sempre stato il collante della politica italiana. Dal governo gialloverde in poi non è più così. A destra ci sono tre posizioni sull'Ucraina e anche a sinistra bisogna prendere atto che non è pensabile che sulla politica estera tutto si riduca sulle posizioni di una parte sola".
Tutto questo è necessario perché Meloni non è all'altezza. "Per affrontare seriamente questi temi serve un governo degno di questo nome. Per avere un governo degno di questo nome bisogna stare insieme e per stare insieme tutti devono accettare di fare uno sforzo perché non siamo d'accordo su tutto", dice Renzi che, poi, conclude: "Il compromesso va trovato e penso che possiamo trovarlo. Sono molto ottimista".
A margine della presentazione del libro il leader di Italia Viva ha annunciato che il 6 giugno terrà un evento insieme a Calenda sulla questione medio-orientale: “C'è ampia sintonia su tanti punti. Noi ci siamo astenuti sulla mozione di Pd, M5S e Avs. Loro si sono astenuti sulla nostra. Quindi c'è larga parte delle considerazioni che condividiamo". Ma "è evidente che se la manifestazione del 7 giugno è di Pd, M5S e Avs e noi ne faremo un'altra il 6, io vado a quella del 6 e non a quella del 7". Secondo Renzi "è normale che in politica estera ci siano anche delle opinioni diverse e questo non vuol dire che se si va sulla politica interna non si possa parlare di entusiasmo per la vittoria di Genova e di entusiasmo per la vittoria di Ravenna".
L'ex premier poi aggiunge: "Io vorrei che Sinistra per Israele, che è l'aggregazione guidata dal nostro amico Emanuele Fiano ex parlamentare del Partito Democratico, si senta ampiamente rappresentata. Non è che son due cose una contro l'altra, anche perché una sarà una grande manifestazione di piazza l'altra sarà un evento in un teatro".