Il giudice sui migranti in Albania è lo stesso che ha bocciato il Garante della privacy sul caso Siri

Luciana Sangiovanni è la presidente della sezione immigrazione del tribunale di Roma, intervenuta sul caso dei migranti portati in Albania. Lo stesso giudice ha bocciato il Garante della privacy che aveva stoppato la messa in onda di documenti sensibili sull'ex senatore della Lega Armando Siri

Luciana Sangiovanni / Fermo immagine Radio Radicale
Luciana Sangiovanni / Fermo immagine Radio Radicale
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Giustizia e politica, il duello in Italia sembra non avere mai fine. Sarà anche un caso ma il giudice che è intervenuto sul caso dei migranti trasferiti in Albania, Luciana Sangiovanni, presidente della Sezione immigrazione e diritti civili del Tribunale di Roma, è lo stesso che il 25 settembre scorso ha bocciato la decisione del Garante della privacy che aveva stoppato la messa in onda da parte di un programma della Rai di alcuni documenti sensibili su Armando Siri, già parlamentare e sottosegretario della Lega.

Sono due episodi importanti che non hanno alcun legame, a ben vedere. Anche se, ad uno sguardo più attento, qualcuno potrebbe scorgervi della malizia, senza per forza toccare il noto fumus persecutionis più volte evocato. Ma anche questo, ormai, rientra nel dibattito politico e nello scontro, eterno, tra potere giudiziario e potere politico.

Ovviamente si tratta di questioni profondamente diverse. Nel caso dei "trattenimenti" dei migranti arrivati a Gjader (Albania) la corte scrive che "non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa Amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della Cgue del 4 ottobre 2024 a seguito del rinvio pregiudiziale proposto dal giudice della Repubblica".

Nel dispositivo si legge inoltre che "il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture e aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come 'paesi sicuri' gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia". Un'interpretazione del diritto che però fa gridare allo scandalo la maggioranza. "I giudici pro immigrati si candidino alle elezioni - tuona la Lega - ma sappiano che non ci faremo intimidire". Il senatore Sergio Rastrelli (Fdi) parla invece di "atto di guerra dei magistrati contro il governo".

Sulla messa in onda dei dati sensibili di un cittadino il Garante aveva deciso in modo inequivocabile. Ma la Rai ha fatto ricorso e il giudice le ha dato ragione. Se non si fosse chiamato Siri sarebbe cambiato qualcosa? Che siamo in presenza di una politicizzazione della giustizia, più o meno forte, ormai è sotto gli occhi di tutti.

In serata Sangiovanni ha rivendicato

la correttezza della decisione del tribunale di Roma, spiegando che i "trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali", sanciti dalla Corte di giustizia europea.

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