
Attilio Fontana, 72 anni, lunga militanza nella Lega, è presidente della Lombardia da sette anni. Tutti gli riconoscono il buon governo. Le Procure tentarono di attaccarlo, durante il Covid, ma furono costrette ad arrendersi. La sinistra chiese le sue dimissioni, lui rispose con il proscioglimento.
Presidente, avviso di garanzia per il sindaco di Milano. Lei resta garantista?
«Sempre sono stato e sempre sarò garantista».
Avviso di garanzia è già una ipotesi di colpevolezza?
«L’avviso di garanzia è una richiesta avanzata da una delle due parti: l’accusa. Poi bisogna ascoltare l’altra parte, valutare la sua versione, capire quali sono le sue difese, e solo a quel punto possiamo farci una idea.
Il giudizio tocca solo al tribunale che ha il compito di mettere a confronto le due versioni. Se un avviso di garanzia equivalesse a una condanna o a una pre-condanna sarebbe finito lo stato di diritto».
Cosa vede in questa nuova inchiesta sulla giunta di Milano?
«Le rispondo così: ci vedo qualcosa che mi preoccupa.
Qualcosa che va oltre Sala e la giunta e va contro un modello di sviluppo».
Il modello Milano legato alla giunta-Sala non ha funzionato?
«Io credo che l’unico modello che funziona sia il modello lombardo. Che in parte è anche il modello di Milano. Ma solo in parte. È fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato, sul dialogo, sul coinvolgimento. Vede, noi prima di fare ogni scelta importante di qualunque genere abbiamo «il tavolo del "Patto per lo sviluppo”.».
Cosa è?
«È un tavolo al quale siedono tutti gli “stakeholder” lombardi. Cioè i sindacati, le organizzazioni di categoria, le professioni, gli imprenditori. A quel tavolo noi presentiamo le nostre idee di sviluppo e ascoltiamo le loro. Valutiamo le critiche, le proposte, e poi decidiamo noi. Però dopo aver fatto sintesi di tutto quello che ci è stato raccontato. Un modello che non lascia indietro nessuno. Coinvolge tutti. Per questo funziona».
Come giudica l’azione del sindaco Sala. E che critiche gli rivolge?
«L’area metropolitana è stata messa da parte. C’è stata una azione concentrata sulle zone più prestigiose della città. Soprattutto sul centro storico».
È la cosa che rimprovera a questa giunta?
«Si. Un tipo di sviluppo che non è stato equilibrato.
Si è portato avanti un grande sviluppo del centro storico, questo va riconosciuto, che ha fatto diventare Milano una città di valore internazionale, ma non è stata fatta una pari azione nei confronti delle periferie e della città metropolitana».
È vero che c’è una prevalenza del potere dei costruttori sul potere della politica?
«Non conosco l’inchiesta.
Vedremo cosa uscirà. Al momento posso dirle che io credo che sia importante quello che ha detto Piero Bassetti, che ancora è una delle persone più lucide in questa città».
Cosa ha detto?
«Ha detto che si sta realizzando una discrasia tra la velocità della società e la velocità della politica e della burocrazia. Queste due velocità cozzano e fanno diventare incompatibili politica e società».
La sinistra, seppure con qualche imbarazzo, difende Sala. Eppure neanche un anno fa chiese le dimissioni di Toti....
«E qualche anno prima chiedevano le mie dimissioni...».
Già...
«Nella sinistra manca una idea chiara. Chi è convinto di certi valori li difende per se e li difende per gli avversari. Chi invece è in una situazione di confusione cerca di assumere atteggiamenti ogni volta utili per la propria parte senza idee ben precise».
Il garantismo non può essere a singhiozzo...
«No, se credi in certi valori liberali sei garantista anche con la persona accusata di avere commesso un reato contro dite».
Ora c’è il nuovo attacco di una Procura che ha fatto ricorso direttamente in Cassazione contro il ministro Salvini. Lo vogliono condannato ad ogni costo.
«È una cosa che io non concepisco. Per carità, se è prevista la possibilità di fare ricorsi, li facciano pure. Però nel caso di cui parliamo mi sembra che la sentenza sia stata molto chiara e non abbia lasciata spazio a nessun possibile dubbio. L’innocenza di Salvini è fuori discussione. Mi sembra del tutto inutile questo ricorso.E mi sembra un atto di accanimento».
Non sarebbe ora di stabilire un patto tra destra e sinistra su come comportarsi di fronte alle incursioni della magistratura?
«Si. Sarebbe ora. E ci sono altri argomenti sui quali bisognerebbe cercare il bene comune e non lo scontro politico. Per esempio la sanità.
La politica italiana su questo è molto deficitaria».
Le prossime elezioni in cinque regioni avranno una influenza sulla politica italiana?
«Penso proprio di no. Sono territoriali. Se non ci saranno cataclismi non ci saranno effetti nazionali».
Che intende per cataclismi?
«Beh, se la sinistra vince in Veneto o la destra in Toscana...».
Lei è pronto a candidarsi come sindaco di Milano?
«No. Credo proprio di no.
Anche per ragioni di coerenza. Per essere sindaci bisogna vivere in quella città. Io ci lavoro a Milano ma non ci vivo».