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“Profeta di sventura". La lezione di don Patriciello a Saviano

Roberto Saviano, per una mera questione ideologica, attacca il governo anche su Caivano. La replica di don Patriciello è netta: "Abbiamo bisogno di un samaritano buono che ci tenda una mano, non di profeti di sventura"

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Roberto Saviano, che con i racconti sulla Camorra ha costruito un impero economico, sembra non vedere di buon occhio gli interventi del governo a Caivano e Parco Verde, vere roccaforti della criminalità organizzata. Dopo anni di abbandono, durante i quali lo Stato da queste parti ha latitato e lasciato campo aperto alla malavita, finalmente le istituzioni cercano di riguadagnare il terreno perduto ma lo scrittore non ci sta. "Non è altro che una inutile sceneggiata di propaganda. I maxiblitz, come avvenuto a Caivano, non cambiano il destino di un territorio, non offrono riscatto", ha detto Saviano. Un giudizio tranchant che non propone soluzioni alternative ed è forse proprio questo che ha fatto infuriare don Maurizio Patriciello, che la camorra la vede (lui per davvero) tutti i giorni e la vive sulla sua pelle nella parrocchia di Parco Verde.

Il parroco ha vergato per questa ragione una lettera aperta contro lo scrittore dalle colonne de L'Avvenire, ricordando di averlo conosciuto anni fa quando Saviano non era altro che un cronista in erba e lo intervistò in merito alla malavita. Quell'intervista, dice don Patriciello rivolgendosi allo scrittore, la "facesti confluire poi nel tuo libro Gomorra. Il 'Padre Mauro' cui fai riferimento sono io. Da allora ne hai fatta di strada". Ma Saviano non si è mai voltato indietro, non è mai tornato in quella parrocchia e tanto meno ha tenuto i contatti con il prete. "Ho potuto notare quanto male ha fatto a tanti nostri ragazzini a rischio la serie televisiva Gomorra. Non una volta sola, attraverso la tua pagina, ti ho chiesto di ritornare al Parco Verde, non lo hai mai fatto", incalza il parroco.

E davanti alle parole dello scrittore, secondo il quale la visita di Giorgia Meloni a Caivano e Parco Verde sarebbe stata "la fine di tutto", il don replica: "Per me prete, che in quel luogo sto consumando la vita, potrebbe essere l’esatto contrario". Nelle righe della lunga lettera, Patriciello dà una lezione vera a Saviano: "Siamo stanchi e feriti, necessitiamo di ottimismo e di speranza. Abbiamo bisogno di un samaritano buono che ci tenda una mano, non di profeti di sventura che, da lontano, emettono simili sentenze". Sono parole che, quanto meno, chiederebbero delle scuse da parte dello scrittore, scuse che purtroppo il parroco non riceverà mai da parte di Saviano, accecato dall'ideologia politica che gli impedisce di ammettere quanto siano state sbagliate le sue parole.

Per anni la comunità di Parco Verde è stata abbandonata, dimenticata, in balia del suo destino e della criminalità organizzata. Questo governo vuole lanciare dei segnali, vuole eliminare ogni zona franca di illegalità o, almeno, vuole combattere affinché non sia più così facile per la malavita gestire la società locale. E don Patriciello, che quotidianamente si rapporta con quelle realtà, sa che la strada è ancora lunga, lunghissima, e di sicuro tortuosa. Ma si è iniziato a percorrerla: "In questi giorni qualcosa sta accadendo, che cosa lo sanno tutti, te compreso. Che facciamo? Ricominciamo ad andare alla ricerca dell’untore? Va bene, ma intanto la gente muore. O, piuttosto, mettiamo un punto fermo, ci rimbocchiamo le maniche e vediamo di iniziare a porre rimedio?".

La chiusura della lettera del parroco di Parco Verde è un invito alla verità e alla coscienza per Saviano: "Sono convinto che chiunque voglia un po’ di bene a me e alla mia gente deve avere l’umiltà della concretezza e della verità, e portare, o almeno supportare, soluzioni concrete, fattibili, realizzabili.

Ai sogni continuiamo a pensarci noi".

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