I ministeri battono cassa. Ma le risorse non bastano

Esaudire tutte le richieste costa 50 miliardi contro i dieci disponibili. Le priorità del governo sono lavoro e bollette

I ministeri battono cassa. Ma le risorse non bastano
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L'estate sta finendo, ma la manovra non se ne va, anzi è destinata a tenere banco in maniera prepotente e a diventare il vero tormentone delle prossime settimane. Dal cuneo fiscale ai sostegni alla maternità, dalle pensioni minime ai Lep, i livelli essenziali di prestazione che vanno definiti nel quadro della riforma delle Autonomie, dal disegno di legge che reintrodurrebbe le Province alla riforma delle pensioni con Quota 41 fino al Ponte sullo Stretto, il cantiere della Finanziaria è aperto ma le risorse sono limitate, a fronte di un Pil che zoppica, la recessione di Germania e Olanda, la guerra in Ucraina e il rallentamento della Cina.

Lo stato delle finanze è quello che è. In cassa ci sono meno di 10 miliardi, ma per esaudire tutte le richieste dei ministri ne servirebbero quasi 50, quindi molte promesse sembrano destinate a trasformarsi in sogni proibiti. L'allarme fatto risuonare da Giancarlo Giorgetti sulla «manovra complicata», chiama in causa soprattutto alcune richieste che arrivano proprio dalla Lega e dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Le pensioni, innanzitutto.

Nella legge di bilancio 2024 è più che probabile la proroga di un anno di Quota 103 e Ape Sociale. La Lega però vorrebbe alzare l'asticella e insiste con Quota 41 per tutti, mentre Fratelli d'Italia e Forza Italia fanno capire che, a meno di un ricalcolo delle pensioni, trovare le coperture sarà impossibile. Senza dimenticare che andare a toccare il capitolo pensioni nelle settimane in cui l'Italia dovrà cercare di aprire la trattativa con Bruxelles sul Patto di Stabilità non appare come la premessa migliore per aprire un varco nelle resistenze comunitarie.

È chiaro che qualche rinuncia dovrà essere fatta anche da Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni intende concentrare gran parte dei pochi miliardi a disposizione sul lavoro. Le priorità restano il taglio del cuneo fiscale, il bonus sociale per contrastare il costo delle bollette di luce e gas, la detassazione dei premi di produttività in busta paga. La premier vorrebbe trovare anche qualcosa per contrastare la propaganda del centrosinistra sul salario minimo, ma tutti sono consapevoli che per fare qualcosa di serio bisognerebbe approfittare di una congiuntura economica diversa.

Di fronte alle ristrettezze di bilancio inevitabilmente qualche boccone amaro toccherà anche a Guido Crosetto che nel febbraio scorso aveva lanciato il tema delle spese militari, a fronte della richiesta della Nato di aumentarle fino al 2% del Pil. «Rischiamo di essere i Pierini dell'Alleanza Atlantica». Nei giorni scorsi, comunque, anche la Germania ha fatto sapere che il suo piano di adeguamento alla richiesta del 2% potrà avvenire su una base di cinque anni, alleviando la situazione italiana.

Qualche nube si concentra anche sul ministero della Salute. I 4 miliardi di euro richiesti dal ministro Orazio Schillaci per tentare di risollevare la sanità pubblica non ci sono. I fondi saranno decisamente meno e il ministro dovrà tentare di racimolarli attraverso una spending review interna. Infine Forza Italia. Gli azzurri con Antonio Tajani hanno messo in chiaro che si aspettano un segnale sulle pensioni minime.

Dopo aver incassato l'aumento a 600 euro nella scorsa Finanziaria, ora l'obiettivo sarebbe quello di fare un altro step verso i 1.000 euro e di ritoccarle fino a 700 euro. Una quota che da quanto circola in ambienti governativi, sarà davvero difficile da raggiungere.

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