Forse la politica alla fine sta vincendo. Enrico Letta non si presenta come uomo nuovo. Sa di non esserlo. Non enfatizza neppure l'età, i suoi 45 anni. Non si muove segnando confini, steccati, dettando pregiudizi. L'ultima parola sul governo ancora non c'è, ma in questa giornata di consultazioni e chiarimenti una cosa appare evidente: Letta ci crede e va in cerca di consensi, di punti di incontro, di mattoncini su cui costruire qualcosa che assomigli a un'idea di futuro. Ha condiviso con il Pdl le priorità. Una su tutte. Gli italiani sono alle corde, questa lunga crisi ha strappato giorno dopo giorno, anno dopo anno, risparmi, certezze, voglia di spendere, prospettive, lavoro, produzione. È decisivo tagliare sprechi e tasse, con l'Europa che deve strapparsi dal volto la maschera da aguzzino e provare a mostrarsi per quello che era un tempo: un sogno, un ideale. Ricominciare non è facile, ma padri e nonni sono riusciti a ricostruire un Paese in macerie, calpestato dalla guerra. Imitiamoli. Letta ha parlato al telefono con Berlusconi, sulla linea Roma-Dallas. La strada a destra sembra spianata. Il Cavaliere non fa questioni di nomi, non pone veti sulle persone, l'importante è fare cose concrete: dall'abolizione dell'Imu alla riforma della legge elettorale. Sono le stesse cose che racconta al Giornale, nella chiacchierata pomeridiana con Adalberto Signore. Non farà, aggiunge Berlusconi, il ministro di questo governo, un modo per frenare anche le ambizioni dei tanti che a destra e sinistra scalpitano per una poltrona. Questo governo dovrà camminare sulla forza delle idee e dei fatti, non sull'egocentrismo dei soliti «feudatari».
Letta, con la benedizione di Napolitano e il soccorso finale di Renzi, sta provando anche a ricompattare il suo partito, quel Pd dissanguato dalle correnti e da una guerra civile che si manifesta ogni volta che la sinistra si avvicina al governo. L'avventura di Letta è davvero l'ultima occasione. Poi tutto è possibile. L'idea di far cadere Letta nel suo ultimo metro è sempre lì, come seduzione nichilista.
Il premier incaricato ha accettato anche la sfida dello streaming con i Cinquestelle. La trasparenza lo ha reso più forte. La politica infatti non è Ballarò. È l'arte di costruire il possibile, se serve anche mescolandosi. Se ne sono accorti anche i grillini, afflosciandosi.
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