L’oltraggio di Riina Jr e la mafia come Hamas che minaccia lo Stato

Il 45enne figlio del Capo dei capi e di Ninetta Bagarella, già noto per aver difeso il padre con interviste e libri, approfitta di un podcast per mandare inquietanti segnali

L’oltraggio di Riina Jr e la mafia come Hamas che minaccia lo Stato
00:00 00:00

Quel che resta della mafia di Totò Riina con un velenoso colpo di coda lancia sospetti e insulti: «Mio padre non ha mai ordinato l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, Giovanni Falcone l’hanno ammazzato perché dava più fastidio ad altri dietro le quinte che alla mafia, l’antimafia è un carrozzone», è l’avvelenata narrazione di Giuseppe Salvatore Riina. Il 45enne figlio del Capo dei capi e di Ninetta Bagarella, già noto per aver difeso il padre con interviste e libri, approfitta di un podcast per mandare inquietanti segnali. Dal 2023 è tornato a Corleone dopo aver scontato 8 anni per associazione mafiosa: «Non ho mai visto mio padre compiere un atto di violenza o tornare a casa con una pistola in mano e sporco di sangue - ha detto, a passeggio nel suo paese - è stato arrestato perché dava fastidio, come Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, malati che non servivano più in quello stato a chi detiene veramente il denaro della mafia», è la sua sgrammaticata controverità, che dalle sue parti fa ancora breccia. «Nessuna ricostruzione fantasiosa potrà mai trasformare dei mafiosi in presunti uomini da ammirare», è l’analisi del presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, che davanti al «tragico paradosso della pseudo morale mafiosa che cerca di dare lezioni» ricorda la verità incancellabile: «Lo Stato ha vinto, loro hanno perso».
Però fa male che Riina jr accosti la lotta a Cosa nostra con le vite spericolate dell’ex giudice Silvana Saguto e dell’imprenditore Antonello Montante, con la loro allure antimafia solo esibita e parolaia. Fdi presenterà un esposto, il governatore azzurro Renato Schifani si ribella, qualcuno ipotizza il reato di «apologia mafiosa» e invoca il bavaglio. «Faremo un contro podcast», promette l’ex Iena Ismaele La Vardera oggi consigliere indipendente in Sicilia. «La mafia fa schifo ma i padri non si scelgono», è la balbettante presa di distanze degli autori del podcast. Mai come adesso una contronarrazione è necessaria, non basta ricordare martiri tragici come il giudice ragazzino Rosario Livatino o il prete coraggio don Pino Puglisi a cui è stato dedicato un cartone animato. Lo dimostra il 7,1% che Nicola Gratteri ha portato a casa mercoledì in prima serata su La7, numeri che rilanciano ancora di più l’immagine del pm antimafia nello scenario desolante della magistratura, in cortocircuito sulla riforma della giustizia e tuttora incapace di dare risposte giudiziarie ad altre vittime di mafia come il giudice calabrese Antonino Scopelliti o il poliziotto Nino Agostino, entrambi ammazzati nel 1989, con i familiari del cacciatore di latitanti preferito da Falcone che alla Corte europea dei diritti dell’uomo chiedono spiegazioni «sulla persistente e ingiustificata inerzia dello Stato».
Soprattutto, fa ribollire il paragonarsi di Riina jr ai bambini di Gaza per la sua infanzia orfana del padre latitante, che lo accomuna farsescamente ai Propal nostrani: «Come i piccoli palestinesi da bimbo ho vissuto sempre come se fossi in perenne emergenza», sibila.

Una propaganda come quella di Hamas che mistifica la Storia e schianta l’antimafia di facciata, con politici e giornalisti preoccupati per la Palestina ma bellamente alla larga dai nostri territori «occupati», a Corleone come a San Luca in Aspromonte, salvo qualche inutile comparsata elettorale e lodevoli eccezione come Klaus Davi, intoccabile nonostante abbia più volte ridicolizzato lo pseudomachismo dei boss. Segno di una mafia che preferisce i soldi al sangue, con una silenziosa contaminazione dell’economia reale grazie a droga e riciclaggio ancora più pericolosa delle piazzate del rampollo dei Riina.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica