Landini delira sullo sciopero pro Pal: l'assurdo paragone con il 1943

Dallo sciopero ai cortei violenti: Landini ammette la natura politica della protesta, cita il 1943 e parla di “genocidio”. Pd all’attacco di Meloni, ma tace sulle violenze in piazza

Landini delira sullo sciopero pro Pal: l'assurdo paragone con il 1943
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La sinistra getta la maschera. Prima alcuni opinionisti non condannano con chiarezza l’omicidio Kirk. Poi, durante la giornata di ieri, i manifestanti violenti riescono a mettere a ferro e fuoco le città italiane prendendo come pretesto perfetto lo sciopero indetto dai sindacati di base. Ora, gli stessi sindacati, per voce di Maurizio Landini, ammettono che si è trattato di uno sciopero politico. Insomma, una forma di lotta politica contro l’operato sia del governo israeliano ma soprattutto contro la presunta complicità dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e i suoi alleati.

Incalzato da Omibus, la trasmissione di approfondimento politico in onda su La7, il capo della Cgil comincia a parlare come un manifestante. E quindi calca la mano sulle parole d'ordine come "genocidio" e il "boicottaggio" pacifista contro Israele al grido "basta armi, basta commercio". Poi, ecco che arriva il paragone storico azzardato. Landini ammette che lo sciopero di oggi è "politico" proprio come quello a "metà del 1943 contro la guerra" che secondo molti scatenò la crisi del Fascismo. C'è da combattere quindi un "regime" che sicuramente, secondo il suo ragionamento, risponde a quello di Netanyahu. Ma il sottotesto è evidente: il problema rimane il governo Meloni "complice se non si interviene" nella polveriera in Medio Oriente.

Una narrazione ripresa ieri anche dal Partito democratico. “Oggi una marea di persone in tutta Italia hanno scioperato e manifestato pacificamente per Gaza.

Il Governo italiano invece continua a bloccare le sanzioni al governo israeliano e non riconosce lo Stato di Palestina. Ma mentre Meloni tace, l’Italia no”, si legge in una nota diramata dal partito. Nessun riferimento alla violenza. Solo un attacco personale contro la presidenza del consiglio.

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