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Landini non vuole candidarsi: "Faccio la politica con il sindacato"

Il segretario della Cgil smentisce l'ipotesi di una sua corsa per le elezioni europee: "Ma che due scatole, faccio il sindacalista e non ho altre ambizioni". Ma farà il federatore della sinistra?

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Arriva una pessima notizia per la sinistra nostrana che sperava di poter scommettere su una figura di spicco per catalizzare voti e portare avanti l'operazione vittoria in occasione delle elezioni europee che si terranno a giugno 2024: Maurizio Landini ha comunicato ufficialmente che non è sua intenzione candidarsi. Così il segretario della Confederazione generale italiana del lavoro smentisce le voci su una sua possibile corsa da protagonista in vista del voto per eleggere i membri del Parlamento europeo.

Il leader della Cgil - intervenuto in un punto stampa alla Biblioteca Reale del Belgio, a Mont des Arts a Bruxelles - ha posto la parola fine alle indiscrezioni e ha affermato senza mezzi termini che l'ipotesi di scendere in campo con una pettorina di partito non rappresenta uno scenario sul tavolo. Innanzitutto ha lamentato l'approccio da parte della stampa o degli osservatori al tema, denunciando quello che a suo giudizio sarebbe un copione che si presenta in maniera puntuale: "Ma che due....scatole. Mi veniva più colorita: io faccio il sindacalista. È 10 anni, da quando ho una certa visibilità, che qualsiasi cosa dica o faccia, qualcuno la legge pensando che debba andare in politica".

Landini ha affermato che fa politica "facendo il sindacato", sostenendo ogni iniziativa volta alla difesa degli interessi degli italiani "che tengono in piedi questo Paese". "Non ho altre ambizioni e oggi il problema non è cosa fa Landini, ma cosa fa il governo italiano e cosa fa l'Europa", ha aggiunto. Dunque il fronte rosso del nostro Paese dovrà fare a meno di una candidatura che nelle intenzioni della sinistra avrebbe dovuto ottenere chissà quale risultati facendo leva sull'ala più radicale dell'elettorato.

Comunque i compagni non sembrano voler fare a meno di Landini, a prescindere dalla sua candidatura. Nei giorni scorsi il suo nome è figurato in un elenco di ipotetici profili in grado di svolgere il ruolo di federatore: una sorta di nuovo Ulivo che vedrebbe come favoriti Paolo Gentiloni (commissario europeo per Affari economici) e Beppe Sala (sindaco di Milano). L'obiettivo sarebbe quello di dare la spinta a un'iniziativa federatrice delle opposizioni, non solo unendo Partito democratico e Movimento 5 Stelle ma coinvolgendo anche una gamba civica e sociale. Ovviamente di sinistra.

Una prospettiva del genere, magari dopo le elezioni europee, potrebbe condurre alla figura di Landini? Il piano, secondo alcuni entusiasti sognatori della galassia rossa, vedrebbe il segretario della Cgil incoronato come elemento aggregante del centrosinistra capace di recuperare anche i voti che nel corso degli anni sono andati perduti. Davvero il leader della Confederazione generale italiana del lavoro potrebbe rivelarsi utile per recuperare l'interesse da parte di una fetta dell'elettorato di sinistra che non si reca più alle urne? Il fronte rosso si preparerebbe così all'ennesima svolta radicale: dopo l'elezione di Elly Schlein alla guida del Pd, l'ipotetico arrivo di Landini come federatore sposterebbe ancora di più l'asse a sinistra riducendo lo spazio per i moderati.

Alla faccia dei riformisti in grande sofferenza nel nuovo Partito democratico.

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