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"Pronti allo sciopero generale": il solito disco rotto di Landini contro il governo

Il disco rotto del segretario della Cgil: "Non escludiamo nulla, il governo cambi le politiche". Ma ignora che il centrodestra deve portare avanti il programma premiato dagli italiani

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Deve essere proprio faticoso il lavoro di Maurizio Landini, a cui però va riconosciuta la caparbietà con cui puntualmente estrae dalla tasca del pantalone il foglietto e recita il solito copione. Lo schema è semplice: attaccare frontalmente il governo guidato da Giorgia Meloni, chiedendo un cambio di passo e avvertendo che se ciò non dovesse accadere allora potrebbe scattare lo sciopero generale. Landini evidentemente non prova noia e continua a intonare il classico ritornello ogni volta come se fosse la prima.

Il segretario della Cgil ha chiesto all'esecutivo di accogliere le istanze dei sindacati per evitare lo scontro. Ma ecco che si affianca il monito: "Non escludiamo nulla". A suo giudizio l'importante è che il governo "cambi le politiche", altrimenti verrà portata avanti la linea dura: "Useremo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Pensiamo che oggi sia il momento di cambiare e fare scelte che vanno nella direzione che abbiamo chiesto".

All'orizzonte figurano due appuntamenti di assoluto rilievo: la legge sul Fisco e la manovra, fronti per cui Landini ha ripetuto le ormai note parole piene di retorica su salari, sanità pubblica, precarietà e soldi europei. Ovviamente alla recente critica sulla flat tax è seguita l'ammonizione sull'Autonomia delle Regioni, garantendo che ci si schiererà a difesa della Costituzione: "Chiediamo al governo di fermarsi con quel progetto sbagliato e di fare altre riforme. Se non ci ascoltano, utilizzeremo tutti gli strumenti democratici disponibili perché questa è davvero una regressione pericolosa".

Il dialogo tra esecutivo e sindacati è assolutamente doveroso, ma non va dimenticata l'importanza del mandato popolare ricevuto dal centrodestra il 25 settembre 2022: la coalizione si è presentata davanti agli italiani con un programma ben chiaro e definito, premiato dagli elettori nell'urna. Il governo può contare su una maggioranza ampia e naturale, non forzata o raffazzonata come accaduto negli ultimi anni. E dunque è sacrosanto che l'esecutivo decida di percorrere la strada indicata alla luce del risultato elettorale.

Tra i punti del programma rientrano, tra le altre cose, la flat tax e l'Autonomia. Indubbiamente servirà un confronto con i sindacati e le altre forze politiche dell'opposizione, ma non si può perdere di vista quella che è una parte fondamentale della democrazia: il rispetto del mandato popolare, un passo indispensabile per tutelare il vincolo tra rappresentante e rappresentato.

Con buona pace di Landini, il governo deve tener conto del responso delle urne senza farsi influenzare da avvertimenti su un possibile sciopero generale.

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