L'unica riforma che non si può più rinviare

Il Tar del Lazio ha annullato ieri il provvedimento del governo che imponeva ai distributori di carburante di esporre il prezzo medio di vendita di quel giorno nella rete nazionale per provare a calmierare rincari eccessivi

L'unica riforma che non si può più rinviare
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Il Tar del Lazio ha annullato ieri il provvedimento del governo che imponeva ai distributori di carburante di esporre il prezzo medio di vendita di quel giorno nella rete nazionale per provare a calmierare rincari eccessivi. E sempre ieri la giudice Silvana Albano ha spiegato, pur non potendolo conoscere in quanto ancora non noto nei dettagli, «perché così com'è il protocollo d'intesa Italia-Albania sugli immigrati non può essere applicato». Ora, è vero che una democrazia si regge sul bilanciamento tra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, ma se la bilancia pende sempre da una parte, quella del potere giudiziario, è ovvio che la democrazia ne risente.

In queste ore si sta discutendo della riforma istituzionale per l'elezione diretta del premier voluta dalla maggioranza e contestata dalle opposizioni perché conferirebbe eccessivi poteri al primo ministro a scapito di quelli del Parlamento. Molti costituzionalisti sostengono che si tratti di un sospetto infondato, ma il vero problema, direi la vera anomalia, da risolvere è un'altra, cioè arginare le incursioni pretestuose e a volte ideologiche della magistratura penale e civile nel terreno degli altri due poteri.

Ieri, per esempio, il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, è stato assolto per non aver commesso il fatto nel processo che lo vedeva imputato per truffa elettorale, che secondo i ben informati è stato il motivo per cui non è stato nominato un anno fa presidente della Camera. E ancora ieri, un giudice ha ritenuto illegali le intercettazioni fatte dai pm fiorentini a Matteo Renzi e Maria Elena Boschi che furono tra le cause della loro débâcle politica (in compenso ieri un giudice ha ordinato la scarcerazione di un giovane, condannato a trent'anni per l'uccisione della fidanzata, perché obeso e iper fumatore).

Insomma, senza una riforma seria e radicale della giustizia, hai voglia a modificare la forma di governo sperando di arrivare a quella stabilità che l'Italia meriterebbe. Ma su questo i tentennamenti del governo sono evidenti e non lasciano ben sperare.

«La riforma della giustizia sarà una strada lunga da percorrere insieme», ha detto ieri il presidente del Senato ospite del congresso delle toghe rosse di Magistratura Democratica. Buona fortuna presidente, ognuno è libero di scegliersi il boia.

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