Conte sta con Ricci: "Niente passo indietro". Ma chiede le dimissioni di Sala

Il capo politico del Movimento 5 Stelle ha scelto di non far cadere la candidatura del Pd nelle Marche: in ballo c'è un equilibrio che farebbe crollare Fico in Campania. Ma per il sindaco di Milano il garantismo non vale

Conte sta con Ricci: "Niente passo indietro". Ma chiede le dimissioni di Sala
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E così alla fine Giuseppe Conte ha rinunciato a tutti i suoi principi giustizialisti per non investire politicamente la candidatura di Matteo Ricci - indagato per gli affidi del Comune di Pesaro - a presidente della Regione Marche e tutto il puzzle che dovrebbe tenere insieme il campo largo alle elezioni locali del prossimo autunno "Non ci sono ragioni allo stato per chiedere un passo indietro a Ricci. Non ci sono elementi a carico della sua colpevolezza. Chiedere un passo indietro sarebbe un brutto precedente", ha dichiarato l'ex presidente del Consiglio nel corso di una conferenza stampa.

"Il M5S ha scelto di tutelare in modo rigoroso i principi della buona politica: il rispetto della legalità e dell'etica pubblica. Questo impegno è il nostro dna: è una vocazione costitutiva del M5S. Sono questi gli elementi che ci hanno spinto a considerare la situazione del candidato Ricci. Siamo in coalizione e quindi è sorta la necessità di una pausa di riflessione per comprendere se è in discussione l'onestà del candidato". Trasformismo garantista molto interessante, per carità: peccato che in passato, in casi giudiziari molto simili, il Movimento 5 Stelle non si era comportato esattamente allo stesso modo: né con gli avversari ma nemmeno con i suoi più "stretti" partiti di coalizione.

Anzi, a dire la verità, addirittura negli stessi minuti in cui aveva pronunciato parole di "miele" nei confronti del parlamentare europeo del Partito Democratico, era arrivata una bordata nei confronti di Giuseppe Sala: "Io chiedo le dimissioni del sindaco Sala perché si è trovato al centro di un far West edilizio a Milano. Che progetto di alternativa è? Come può stare ancora là? Come possiamo coprire i nostri alleati? Sala deve dimettersi anche perché hanno confezionato con gli uffici del Comune la norma Salva Milano, recepita dal centrodestra e all'inizio anche dal Pd, che poi abbiamo fermato". Ed è facile immaginarsi che se il sindaco di Milano avesse fatto ipoteticamente parte anche lui di un disegno di alleanze per le prossime elezioni regionali, probabilmente sarebbe stato risparmiato dall'invettiva manettara di Conte.

Lo stesso "Giuseppi" che, in tutti questi ultimi quattro anni nei quali è stato capo politico dei 5 Stelle, ha più volte invocato le dimissioni di un sindaco o di un presidente di regione per essere finito sotto inchiesta. Emblematica fu la scena di un anno esatto fa a Genova, quando grillini, Pd e Fratoianni organizzarono una manifestazione sotto la sede della Regione Liguria per chiedere la cacciata di Giovanni Toti dal ruolo di presidente della giunta: si andò a elezioni anticipate e vinse di nuovo il centrodestra con l'elezione di Marco Bucci. Richieste simili erano arrivate anche nei confronti di Roberto Occhiuto, governatore della Calabria indagato per corruzione. Insomma: due pesi, due misure.

Per non parlare dei componenti del governo Meloni: la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, era finito nel mirino pentastellato solo per il fatto di essere finita indagata, e anche Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano (per il caso Almasri) non sono mai stati salvati dalla furia cieca giustizialista propugnata da Conte & company.

E dire che anche il Partito Democratico, prima ancora del caso Ricci, aveva subìto sulla propria pelle l'onda lunga del metodo di "cancellazione" di una giunta regionale a seguito di un caso giudiziario: era infatti il 12 aprile 2024 quando lo stesso leader del M5S comunicò che il suo partito avrebbe lasciato il governo pugliese di Michele Emiliano a seguito del coinvolgimento di un assessore pugliese del Pd, Anita Maurodinoia, per corruzione elettorale. Là il "campo largo" finì in un "campo minato": ora invece si è trasformato direttamente in un "campo opportunista".

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