Politica

Da Mani Pulite a oggi non è cambiato nulla

Abusi, servizi segreti, manie di protagoni­smo di magistrati senza scrupoli, fini politici. Questa fu Mani pulite. Da allora nulla è cambiato

La magistratura italiana ha violato si­stematicamente i diritti dei cittadini per fini politici in maniera inaccetta­bile per una democrazia. Lo sostie­ne Reginald Bartholomew, ambasciatore ame­ricano in Italia agli inizi degli anni Novanta, in piena stagione di Mani pulite, in una conversa­zione avuta un mese fa con Maurizio Molinari, inviato de La Stampa, pochi giorni prima di mo­rire in seguito all'aggravarsi di una malattia. La coraggiosa testimonianza di uno dei protago­nisti più autorevoli di quella drammatica e scia­gurata stagione conferma come questo Paese sia stato vittima di una lobby occulta di mascal­zoni che hanno agito in spregio alla Costituzio­ne, usato avvisi di garanzia e carcerazione pre­ventiva - racconta Bartholomew - come armi di tortura e ricatto.

L'ambasciatore fa anche esplicito riferimen­to al primo avviso di garanzia a Berlusconi, quello recapitato a Napoli durante il summit del G8 nel '94, e lo definisce come un imperdo­nabile espediente dei magistrati per farsi pub­blicità. E ammette che la Procura di Milano agì in stretto contatto con ambienti probabilmen­te deviati del consolato americano.

Abusi, servizi segreti, manie di protagoni­smo di magistrati senza scrupoli, fini politici. Questa fu Mani pulite e finalmente qualcuno, oltre a noi, lo dice con chiarezza. Il problema è che da allora nulla è cambiato se non i nomi de­gli inquisitori. Ingroia, Woodcock, Boccassini hanno preso, nella caccia a Berlusconi, il posto dei Di Pietro e dei Borrelli. I metodi sono gli stes­si: teoremi spacciati per verità, avvisi di garan­zia a orologeria per deviare il corso della politi­ca, intercettazioni telefoniche illegali prive di valore giudiziario fatte trapelare per infangare i nemici, carcerazioni preventive infinite per chi non coinvolge in ipotetici reati la persona che è nel mirino. E poi l'asse con giornali e gior­nalisti totalmente asserviti alle procure.

Questo è lo stato della giustizia italiana. Tren­ta righe di intervista a Bartholomew valgono più dei trattati di Travaglio. E sono certo che pri­ma o poi qualcuno ci racconterà la vera storia di questi moralisti da quattro soldi.

E allora sì che ci sarà da divertirsi.

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