Manovra, il governo accelera. Tutte le novità dopo il vertice di maggioranza

Si va verso una legge di stabilità da circa 16 miliardi: nel Consiglio dei Ministri di martedì 14 ok a rafforzamento pacchetto famiglia e bonus ristrutturazioni, restano in piedi nodo pensioni e banche

Manovra, il governo accelera. Tutte le novità dopo il vertice di maggioranza
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Il governo accelera i tempi sulla manovra economica. Oramai mancano solo due giorni alla scadenza prevista per licenziare la legge di stabilità, insieme al Documento programmatico di bilancio, e inviare le relative tabelle a Bruxelles. Ma l'attesa per approvare il testo è stata ulteriormente accorciata da due ultime novità logistiche: prima il volo di Giorgia Meloni oggi in Egitto per la firma della pace tra Israele e Hamas e poi la partenza di domani del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, verso Washington per impegni del Fmi.

Tutto, quindi, è stato anticipato di ventiquattro ore rispetto all'agenda prevista in modo tale da arrivare al Consiglio dei Ministri del 14 ottobre, compreso il vertice di governo - tenuto nella tarda serata di ieri a casa Meloni - tra la premier, il titolare del dicastero di via XX settembre e i leader di partito di maggioranza Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. L'esecutivo nazionale dispone di una dote intorno ai 16 miliardi di euro, ma molte delle misure di cui si parla restano sospese al vaglio delle coperture e delle trattative con istituzioni e parti sociali delle prossime imminenti ore.

I tagli fiscali mirati, le misure sociali e gli interventi sulle pensioni devono convivere con la necessità di riportare il deficit sotto il 3% e con l'esigenza politica di non gravare ulteriormente sul debito pubblico. Se da una parte c'è condivisione sul consolidamento del pacchetto natalità e dei congedi parentali, oltre a una proroga selettiva dei bonus ristrutturazione e gli incentivi per le assunzioni tramite un'Ires premiale per imprese che investono in occupazione e innovazione, ecco i nodi che restano ancora da sciogliere anche dopo il vertice odierno.

Nessun dubbio sul taglio dell'Irpef: si discute soltanto a quale livello di reddito sterilizzare lo sgravio di 440 euro (anche se sarà elevato. L'orientamento resta quello di una rimodulazione della seconda aliquota dal 35% al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro: una misura considerata politicamente prioritaria dal governo Meloni. Sul tavolo anche strumenti per favorire i rinnovi contrattuali e la retribuzione del lavoro straordinario tramite detassazioni e mini-Irpef sugli aumenti contrattuali, misure pensate per dare ossigeno ai salari senza ampliare troppo la spesa pubblica.

Qualche ragionamento sul fronte delle pensioni rimane invece in auge: si valuta, per esempio, la sterilizzazione parziale dell'aumento automatico dell'età pensionabile previsto per il 2027, con alcune soluzioni selettive che potrebbero limitare il blocco a coloro che si avvicinano alla soglia dei 64 anni, oltre alla proroga o revisione di strumenti come Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale. Sussiste anche l'ipotesi, contemporaneamente, di incentivare la previdenza complementare e l'uso del TFR per integrare il montante contributivo. Tutti provvedimenti che mirano a dare flessibilità in uscita senza scaricare immediatamente il costo sui conti pubblici.

Per quanto riguarda la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali si sta pensando di inserire una prima rata "pesante", pari al 5% del debito complessivo, che ridurrebbe la perdita di gettito nel primo anno. Sembrano invece scarse le possibilità di vedere il pacchetto di misure proposto dal Lavoro. La flat tax al 10% sugli aumenti contrattuali costerebbe 2 miliardi, ma anche il nuovo semestre di "silenzio-assenso" sul Tfr avrebbe un costo. Per la sanità ci sarebbero 2 miliardi di euro in più, anche per aumentare la quota della spesa farmaceutica.

Infine il tema banche, finite nel perimetro della finanziaria come fonte di entrate straordinarie: il governo Meloni si dirige verso un approccio non punitivo, ma è necessario definire ancora l'ammontare e la forma degli interventi, che potrebbero spaziare dalla proroga di disposizioni fiscali a contributi diretti o misure sui crediti d’imposta

legati ai bonus edilizi. Ecco perché l'accordo con il mondo creditizio è destinato a risultare determinante per chiudere il quadro delle coperture e consentire l'approvazione del pacchetto entro i tempi europei e parlamentari.

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