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Meloni blinda il Pnrr: "Priorità assoluta". Ma per la Romagna "serve flessibilità"

Fitto: "Basta isterismi, il termine Ue per rivedere il Piano è il 31 agosto". La premier sui migranti: "Come flussi siamo nella peggiore congiuntura possibile, riusciremo a spuntarla"

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Il Pnrr è sempre stata «una priorità assoluta». E lo è ancora di più oggi, visto che circa sei miliardi di euro del Recovery sono destinati proprio alla prevenzione dei rischi di inondazioni e frane in Italia. Nel corso di un video-collegamento con il Festival dell'economia di Trento, Giorgia Meloni torna inevitabilmente sull'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna nei giorni scorsi. «È stato uno sforzo immane», dice. Ma «abbiamo lavorato a 360 gradi, varando interventi per oltre due miliardi». Per la ricostruzione delle zone colpite, però, sarà fondamentale il rapporto con l'Europa. «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, attiveremo soprattutto il Fondo di solidarietà, ma ci sono varie questioni sulle quali la Commissione Ue ci può dare una mano», spiega la premier. Che guarda soprattutto alla «flessibilità dei fondi esistenti», a partire «dai fondi di coesione fino ad arrivare al tema del Pnrr» che «riguarda innanzitutto la messa in sicurezza del territorio». D'altra parte, da questo punto di vista il Piano nazionale di ripresa e resilienza «è un fondo molto strategico», perché «viviamo in un tempo in cui inevitabilmente l'imprevisto è la previsione più accurata che possiamo fare». «Sono partita per il G7» di Hiroshima «nominando un commissario alla siccità» e «torno nominando un commissario all'alluvione», aggiunge Meloni. Di Pnrr parla anche Raffele Fitto, il ministro che dall'inizio della legislatura sta gestendo in prima persona il delicato dossier del Recovery e le lunghe interlocuzioni con Bruxelles. Il titolare degli Affari europei, anche lui da Trento, cerca di sedare le polemiche degli ultimi giorni e assicura che in Ue non c'è un caso-Italia. Sul Pnrr, dice, si sta consumando un dibattito «isterico», mentre la questione va affrontata con «serietà e responsabilità». Fitto assicura che con il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, c'è «un ottimo clima di collaborazione» e ricorda che per presentare la rimodulazione del Piano c'è tempo fino al 31 agosto, «termine regolamentare europeo». Insomma, «il governo sta lavorando per completare il prima possibile questo lavoro» ma senza farsi prendere dalla «fretta» che «rischia solo di comportare degli errori» che finirebbero per «compromettere la riuscita complessiva del Piano». Un invito alla prudenza, quello di Fitto, che arriva nel giorno in cui il Fondo monetario internazionale presenta il suo report sull'Italia, invitandoci a una «completa e tempestiva implementazione del Pnrr» che è necessario per «aumentare la produttività e aumentare il potenziale di crescita». Meloni affronta anche il capitolo della riforma fiscale e del taglio del cuneo contributivo, per poi passare alla gestione dei flussi migratori. Un dossier delicatissimo, perché l'estate è ormai arrivata e i numeri del Viminale continuano a dire che sbarchi sono più che raddoppiati (a ieri 47.750 contro i 18.310 dello stesso periodo del 2022). «In termini di flussi siamo nella peggiore congiuntura possibile, ma - dirà a sera durante un comizio a Catania - vi prometto che alla fine la spunto io». La premier, poi, si sofferma sul rapporto con la Francia dopo le polemiche delle scorse settimane. «Con il presidente Emmanuel Macron abbiamo avuto un incontro basato sulla concretezza», dice riferendosi al bilaterale di Hiroshima e cercando di chiudere una querelle alimentata da Parigi soprattutto per ragioni di politica interna. Infine la questione riforme. Che, assicura, si faranno. «Presidenzialismo e autonomia - dice - sono nel programma del centrodestra e, con tempi diversi, entro fine legislatura le faremo. Come la riforma della giustizia e quella della burocrazia». Solo nella chiusa del comizio del centrodestra a Catania, invece, Meloni affronta le polemiche di queste ore sulla Rai. E respinge le accuse di aver occupato Viale Mazzini: «Io non intendo sostituire un intollerante sistema con un altro, io voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere.

Voglio un sistema meritocratico e plurale che rappresenti tutti in base al valore e non a un tessera».

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