La testa di Giorgia Meloni photoshoppata sul corpo di Benito Mussolini con tanto di manganello, le "ancelle" di Margaret Atwood, simbolo della lotta contro l'aborto in America, con copricapo bianco e tunica rossa con la scritta: "Prejudice". Così si è presentato all'avvio del Milano pride uno dei carri che hanno aperto la manifestazione, ennesima provocazione di una comunità che a quanto pare in molte sue parti è incapace di avere un dialogo civile. Non c'è satira in questa rappresentazione ma solamente la voglia di provocare una reazione su un argomento che, in Italia, non è in discussione. E ci si chiede anche cosa c'entri l'aborto, quindi la legge 194, con il Pride e con la protesta, che fa da impalcatura a tutta la manifestazione, sulla gravidanza per altri. Il governo vuole renderla reato universale, dalla comunità Lgtbq si fanno le barricate.
Al corteo, che ha preso il via da piazza della Repubblica, hanno partecipato anche bambini con i colori rainbow e non sono mancati nemmeno altri cartelli con protagonista il presidente del Consiglio. "Più limoni, meno Meloni", si legge nel manifesto di una partecipante. Ma questa è satira e ci sta nel clima goliardico di un pride, dove però si tende ad andare oltre. E a guidare il corteo, con tanto di fascia, lo stesso del carro con Meloni/Mussolini, c'è Beppe Sala, il sindaco di Milano, ma ci sono anche Elly Schlein, per esempio, e Alessandro Zan.
Quest'ultimo continua a usare a sproposito, per evocare il passato e far scattare la scintilla della rabbia, la parola "resistenza" in merito al pride: "Il governo di destra di Giorgia Meloni sta attaccando i diritti delle famiglie arcobaleno e dei loro figli. Ecco perché il Pride è una manifestazione di resistenza". Eppure, quel che ha fatto Matteo Piantedosi è stato semplicemente chiedere, con una circolare, di ratificare la sentenza della Corte di Cassazione, così come prevedere l'ordinamento italiano. Non esistono nuove leggi in merito. E quella sentenza è stata, per altro, emessa sotto un governo a maggioranza sinistra.
A chi ancora cerca di negare che il Pride è un evento politicizzato, ci ha pensato Elly Schlein a togliere ogni dubbio, salendo su uno dei carri e cantando Bella Ciao, non prima di aver sventolato l'ennesimo spauracchio, senza i quali il segretario Pd sembra non sappia stare: "Siamo in pericolo di regressione sui diritti, non solo in Italia con questo governo, ma anche in Europa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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