Mentre l'università di Torino accoglie oggi i primi studenti di Gaza, arrivati in Italia grazie a un corridoio realizzato dal governo di Giorgia Meloni, in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che ha offerto le borse di studio, i collettivi continuano con le proteste. Nella giornata di domani, presso il teatro Carignano di Torino, sono in programma gli "Stati generali della Casa" organizzati da Forza Italia. Numerosi gli esponenti politici di primo piano che vi parteciperanno, tra i quali il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro dell'Università Anna Maria Bernini, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. Immancabile, a fronte di una presenza governativa di questo spessore il proclama dei soliti collettivi pro Palestina, che hanno annunciato una manifestazione al grido di "blocchiamo tutto".
Uno slogan ormai inflazionato questo dei movimenti antagonisti, che ha perso di ogni significato ma che continua a essere scandito per lanciare qualunque tipo di manifestazione. E allora c'è da chiedersi perché indire una nuova manifestazione, anche perché nei manifesti che pubblicizzano il tentativo di "bloccare" la manifestazione in teatro non ci sono: "Blocchiamo i ministri del governo Meloni, complice di genocidio, in visita a Torino". È, quindi, ipotizzabile che la ragione sia sempre la stessa, ossia l'accusa all'Italia di essere alleata di Israele e di avere responsabilità nella guerra a Gaza. Tutto questo nonostante, appunto, i corridoi umanitari e universitari costantemente aperti e funzionanti che hanno portato in Italia da Gaza dall'inizio della guerra oltre 1000 persone.
I manifestanti si sono dati appuntamento in piazza Castello, poco distante dal teatro Carignano, ma al di là della manifestazione in sé, ciò sul quale sarebbe necessario accendere un faro sui movimenti che si stanno organizzando.
Sarebbe un errore sottovalutare il livello di organizzazione di collettivi e gruppi più ampi che si muovono nelle trame dell'antagonismo, perché sono sempre più frequenti le occasioni di incontro in cui i militanti e attivisti vengono "istruiti" alla piazza e agli scontri con le forze dell'ordine. Quasi un addestramento su come comportarsi per eludere gli agenti, per non farsi riconoscere e depotenziare gli interventi di polizia durante le violenze di piazza.