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Napolitano blinda il governo: basta urlare, tanto non si vota

Oggi Letta va in Parlamento per la fiducia (DIRETTA CAMERA) e il presidente si prepara a ricevere Renzi. Gli chiederà di pazientare un anno

Napolitano blinda il governo: basta urlare, tanto non si vota

Prima lo zuccherino: «Sono convinto che si possano tagliare le ridondanze del bicameralismo riqualificando il Senato». Poi la randellata: «Non ci sono elezioni dietro l'angolo». Bastone e carota, la solita vecchia tattica. Funzionerà pure con il giovane Matteo? Riuscirà il presidente a contenere la voglia di cambiamento del segretario Pd e a salvare il governo? La partita è appena all'inizio anche se per il capo dello Stato c'è solo un esito possibile, un altro anno e mezzo di Letta. Tra oggi e domani Renzi salirà sul Colle per discutere i termini e la durata del patto di non belligeranza con il premier: dal Quirinale trapela ottimismo. Quindi basta con le «polemiche elettorali», dice il capo dello Stato, finitela con questo «dannato frastuono». Tanto non si vota.
Palazzo Madama, sala Koch, incontro sulla ricerca. L'intervento non è programmato ma Giorgio Napolitano si avvicina lo stesso al microfono perché ha evidentemente qualcosa da dire. Comincia lamentandosi dell'aria che tira, tra forconi, proteste e disaffezioni varie. È «un mood» che non gli piace. «Il clima non è esattamente di fiducia», bisognerebbe reagire con un colpo di reni, dando un segnale di vitalità con un occhio speciale ai giovani perché da questa depressione generale si può guarire. E in un simile quadro ben venga una faccia nuova come Renzi, purché non esageri.

Poi Re Giorgio apre alla riforma del Senato, uno dei punti centrali del programma del neo segretario. Servirebbe, dice, una riforma del bicameralismo per «superare la ripetitività, le duplicazioni e le complicazioni nel processo legislativo, che non portano a una qualificazione del Parlamento». Palazzo Madama, spiega, «potrebbe configurarsi come Camera alta, senza poteri di investitura politica ma con altre importanti prerogative, come accade già in Francia e in Gran Bretagna».
Il capo dello Stato prosegue con l'ennesimo appello ad abbassare i toni. «Le polemiche sono sempre dannatamente elettorali anche quando non ci sono elezioni dietro l'angolo perché va di moda evocarle in ogni momento». Oggi il premier si presenterà in Parlamento per riottenere la fiducia, poi bisognerà pensare a conti pubblici, occupazione, ripresa, cuneo fiscale e riforme. Occorre perciò mettere l'esecutivo al riparo «dal frastuono». Dunque, niente urne? In realtà la situazione è molto più fluida. Renzi ha assicurato a Letta un paio di mesi scarsi di tregua. A fine gennaio, se non vedrà «lo scatto» del governo, se non avrà ottenuto qualche risultato, potrebbe riprendere a bombardare Palazzo Chigi. E Napolitano teme proprio questo, che le spallate del sindaco si sommino al pressing di Forza Italia e Cinque stelle.

Uno scenario che il presidente vuole scongiurare a tutti i costi. In fondo, dicono sul Colle, si tratta di resistere ancora pochi giorni, poi a Natale la finestra elettorale di primavera si chiuderà. Se ne riparlerà nel 2015, dopo la conclusione del semestre di presidenze italiano dell'Unione Europea. E se le elezioni sono lontane, meglio rimboccarsi le maniche e concentrarsi sui problemi reali del Paese.

Chissà se Matteo Renzi è davvero d'accordo su tutto.

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