"Pagherete caro, pagherete tutto". Gli anarchici alzano il tiro

Non si fermano i manifesti contro lo Stato e i suoi funzionari da parte degli anarchici, che continuano a fomentare la rivolta: "Avrete paura della nostra lotta"

"Pagherete caro, pagherete tutto". Gli anarchici alzano il tiro

Questa mattina, un gruppo di militanti anarchici ha manifestato fuori dal carcere di Capanne a Perugia dove si è tenuta l'udienza del tribunale del riesame sulle misure di custodia cautelare che il gip di Perugia ha disposto, nel 2021, contro Alfredo Cospito e altri cinque anarchici, accusati di attività eversiva. Ed è anche in favore di Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, oltre che dell'anarchico in sciopero della fame, che sono stati scanditi i cori all'esterno della casa circondariale. Erano poche decine e sono stati tenuti costantemente sotto controllo dal personale delle forze dell'ordine. In udienza, la procura di Perugia ha chiesto la conferma dell'ordinanza di custodia cautelare alla luce del perimetro delineato dalla Cassazione e al termine i giudici si sono riservati e la loro decisione sarà comunicata successivamente.

Il clima nel nostro Paese, d'altronde, continua a essere rovente. Il caso Cospito ha rialzato la tensione tra anarchici e Stato e il pericolo eversivo è in agguato. Le minacce all'ordine costituito sono sempre più frequenti e più concrete, così come il pericolo di guerriglia urbana e di ritorsione contro quelli che vengono considerati i responsabili per la reclusione di Cospito. L'ultimo inquietante documento arriva da “Bezmotivny”, un quindicinale anarchico internazionalista, ed è rimbalzato nelle chat dei militanti come ennesimo manifesto ed ennesima minaccia allo Stato, ai suoi rappresentanti e, stavolta, anche ai giornalisti.

Il titolo del documento è esplicito: "Pagherete caro, pagherete tutto". Tutto ruota attorno a quella che gli anarchici considerano la "condanna a morte" per Alfredo Cospito, che ha scelto liberamente e in pieno possesso delle sue capacità cognitive di iniziare lo sciopero della fame contro il regime del 41 bis. Lo Stato ha deciso di non cedere al ricatto anarchico e di non revocare il regime di massima sicurezza per il detenuto per preservare la sicurezza nazionale. Le parole dell'anarchico vengono di volta in volta assunte come linea guida da parte dei suoi sostenitori all'esterno, che ora annunciano: "La nostra lotta continuerà. Lo dobbiamo a lui per l’esempio, l’altezza morale e la capacità di non piegarsi che ha espresso in quanto anarchico rivoluzionario".

Ma, si legge nell'estratto del testo del periodico, chi ha vergato il documento dice di doverlo anche "ai giornalisti, ai politici, ai magistrati che nella loro cinica sicumera hanno gioito alla notizia che Alfredo morirà con sprezzante e sanguinaria esultanza". Una narrazione che non corrisponde al vero, ovviamente, utile solo ad alimentare quel clima di rivolta sociale che agli anarchici serve per fomentare i simpatizzanti e spingerli all'azione. Per loro, si legge ancora nel manifesto, "dobbiamo continuare la lotta, perché la nostra ira, il nostro odio, il nostro disprezzo gli siano da lezione di umiltà".

Ed è proprio alle categorie sopracitate che si rivolgono quando scrivono: "Alzate le vostre stridule vocine in un coro soddisfatto perché pensate di poter uccidere un rivoluzionario e restare impuniti". Quindi, la conclusione, che non è altro che una minaccia, nemmeno troppo velata: "Tenete ben chiusi gli occhi perché vedrete, a breve forse, la nostra ira montare.

Teneteli chiusi gli occhi, perché avrete paura della nostra lotta che continuerà". Il linguaggio è quello ben noto, che pesca a piene mani dagli anni Settanta, dagli Anni di piombo, per una nuova strategia della tensione che vorrebbero instaurare nel nostro Paese, al fine di muovere i loro ricatti.

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