
L'ultima feroce battaglia portata avanti dalla galassia Lgbt? Abolire il carcere. In effetti si tratta di una "istituzione maschile, verticale e patriarcale" che viola la dimensione della dignità nell'essere umano. Ed ecco perché nel documento politico del Rieti Lazio Pride 2025 vengono denunciati in toto gli istituti penitenziari, che andrebbero aboliti in quanto mortificano l'identità sessuale "attraverso la sterilizzazione dell’affettività e la segregazione basata sul determinismo e il binarismo dei sessi".
Ma c'è di più: il carcere negli spazi chiusi "espone le donne trans* alla violenza di genere" e invisibilizza le donne e le soggettività queer", ricondotte a un esercizio forzoso dei ruoli di genere. Di conseguenza vengono chieste maggiori tutele per le persone Lgbtqai+ che si trovano in uno stato di privazione della libertà personale. Ma l'appello si rivolge in particolare a favore delle persone trans, non binarie e gender diverse, "che vivono la discriminazione aggiuntiva di non essere riconosciut3 venendo quindi messe costantemente in situazioni di pericolo".
Non è l'unica richiesta assurda che si legge nel documento politico. La comunità arcobaleno chiede di intervenire a Gaza, per fermare non solo il "genocidio" ma anche il cosiddetto "ecocidio". Le risorse e la terra vengono distrutte, l'accesso al cibo è impossibile, l'acqua viene proibita alla popolazione palestinese. Insomma, il solito copione e le ormai note accuse per infangare Israele. Perciò gli Lgbt chiedono la fine immediata "dell'occupazione sionista, della violenza militare e coloniale a Gaza finalizzata allo sterminio totale". Così finalmente la Striscia si libererà dello Stato ebraico e potrà appropriarsi di infinite libertà. Ah no, ci sarebbe sempre Hamas che vieterebbe i gay pride e le proteste degli oppositori.
L'elenco delle richieste è lungo, ma alcune spiccano su tutte e si prendono di diritto la scena: serve una legge per l'autodeterminazione dei percorsi di affermazione di genere; bisogna prevedere il riconoscimento immediato alla nascita delle figlie e dei figli delle famiglie omogenitoriali; è giunto il momento di varare una legge efficace contro l'omolesbobitransfobia. E guai a dimenticare le persone sex worker, che devono essere "libere di decidere per sé stesse".
A smontare le pretese arcobaleno è stata Francesca Riccitelli, donna transessuale di 29 anni. Ha giudicato l'idea di abolire il carcere come un salto nel vuoto ideologico e privo di basi di realtà: "Il sistema carcerario italiano presenta certamente dei punti critici (si pensi al tema del sovraffollamento) e va riformato, reso più umano e garantista, ma abolirlo significa ignorare le esigenze di giustizia, sicurezza e tutela delle vittime".
E si è detta contraria all'utero in affitto, una pratica che non rappresenta progresso ma "sfruttamento del corpo femminile e mercificazione della maternità". Così il Pride da manifestazione di visibilità e diritti diventa "una caricatura grottesca".