È l'ultima vittoria del Pdl di governo e la prima vittoria del «nuovo» Silvio Berlusconi. Le dimissioni a lunga scadenza di Mario Monti viste dal primo partito del centrodestra sono decisamente una buona notizia. Al punto che il segretario del partito, Angelino Alfano, preme sull'acceleratore. «Siamo prontissimi - dice pochi minuti dopo l'annuncio del premier - a votare il disegno di legge di stabilità stringendo i tempi. Anche qui sta la nostra responsabilità esattamente come avevamo preannunciato a Napolitano e formalmente affermato in Parlamento». Poi una bordata al collega segretario del Pd, che aveva parlato di «irresponsabilità della destra. «Noi ci siamo, Bersani in questo momento così delicato sospenda i toni da campagna elettorale», la richiesta di Alfano. Riavvicinamento possibile con la Lega. Il segretario Roberto Maroni «cinguetta»: «Monti si dimette, Evviva! Fine dell'anomalia democratica. Bravo Alfano, avanti così, fino in fondo».
Chi esulta senza alcuna esitazione è Daniela Santanchè, la prima a pronunciarsi in diretta durante la trasmissione In Onda condotta da Nicola Porro e Luca Telese su La7, a caldo dopo l'annuncio del premier. «Le dimissioni di Monti? È il primo risultato che ha già ottenuto Berlusconi», dice soddisfatta la deputata del Pdl. Che aggiunge: «È un gesto che apprezzo molto. Dell'ultimo anno di azione di Monti questo è il gesto che apprezzo di più. Ha fatto la cosa giusta».
Meno soddisfatti invece i senatori pidiellini Antonio Gentile e Guido Viceconte, già sottosegretari rispettivamente all'Economia e alla Cultura, che parlano di «grave scorrettezza» da parte del Professore, non per il cosa ma per il come. «Monti - fanno notare Gentile e Viceconte - ha governato soprattutto grazie a noi. È scorretto che il presidente Monti, nominato da Berlusconi commissario europeo, a capo di un governo tecnico nato solo grazie al nostro senso di Stato, faccia riferimenti subliminali e prenda parte al dibattito politico: chiude in maniera ingloriosa il suo mandato». Secondo i due senatori, quindi, approssimandosi alla fine della sua avventura a Palazzo Chigi Monti dovrebbe vedere il bicchiere mezzo pieno: «Il nostro senso delle istituzioni - spiegano i due - ha dato fiducia a un governo nel quale il Pd cercava di fare maggioranza e opposizione, contestando in piazza i provvedimenti che votava. Il capo del governo tecnico avrebbe dovuto lamentarsi del fatto che uno dei suoi detrattori principali, l'onorevole Vendola, sia alleato privilegiato del Pd e non entrare a gamba tesa nella contesa politica: si candidi e si sottoponga al giudizio degli elettori e prenda atto che oltre al rigore non ha prodotto alcuno sviluppo».
Insomma, se nel Pdl prevale l'esultanza, qualche motivo di inquietudine c'è. Molto dipenderà dal futuro di Monti una volta fatte le valigie da Palazzo Chigi.
Da oggi il quasi ex premier è sul mercato e questo potrebbe accelerare un processo di avvicinamento allo schieramento di centro fino a ieri in difficoltà e che potrebbe essere rianimato da questo ennesimo rimescolamento. E un centro forte ridurrebbe lo spazio di manovra del nuovo Pdl di Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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