Roma - Da Roma a Milano, il Pdl è sempre più un partito sull'orlo di una crisi di nervi. Lo scontro tra ex Forza Italia ed ex An ha infatti superato il livello di guardia e con l'avvicinarsi delle elezioni - e dunque della stesura delle liste elettorali - il rischio che volino davvero gli stracci inizia a diventare piuttosto concreto.
In questi ultimi due giorni, d'altra parte, c'è stato più d'un segnale. Il primo a Roma, dove la festa di Atreju è stata caratterizzata da un clima non troppo cordiale verso l'area degli ex azzurri con più d'una tensione. E con il programma di domenica che è stato cambiato all'ultimo: doppia intervista a Giorgia Meloni e Angelino Alfano invece che soltanto al segretario del Pdl come inizialmente previsto. L'ex Guardasigilli non ha aperto fronti polemici, ma è chiaro che non tira una bella aria. Per averne conferma, d'altra parte, bastava essere lunedì in viale Monza a Milano, sede lombarda del Pdl. Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa sono infatti arrivati al «vaffa» per colpa del convegno «Ripartiamo dal Nord» organizzato dall'ex ministro dell'Istruzione per il prossimo 29 settembre. La Russa non ha gradito il parterre e ha rinfacciato alla Gelmini di aver «volutamente escluso» gli ex An (tra gli invitati Angelino Alfano, Paolo Romani, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni e Mario Mantovani). La diretta interessata non s'è fatta pregare, ha risposto per le rime e i toni si sono un po' accesi.
D'altra parte, che il momento sia teso non è certo una novità. Non solo per l'avvicinarsi delle elezioni e quindi del nodo liste elettorali ma pure per la trattativa in corso sulla legge elettorale. Quel che temono davvero gli ex An, infatti, è che Silvio Berlusconi pur di riuscire a trovare un accordo con il Pd sia pronto a rinunciare alla battaglia sulle preferenze. Una questione che peraltro non ha mai appassionato il Cavaliere ma che La Russa e compagni considerano decisiva. Che al prossimo giro i posti in Parlamento saranno decisamente meno non è infatti una novità ed è con le preferenze che la pattuglia di ex An può sperare di resistere all'annunciata spending review dei seggi. O, per dirla come la mettono gli ex Forza Italia, «tentare di cannibalizzare il partito».
È soprattutto di questo che s'è parlato in una riunione di più di un'ora che si è tenuta sui divanetti dell'area fumatori di Montecitorio tra La Russa, Meloni, Viviana Beccalossi, Fabio Rampelli, Stefano Saglia, Giorgio Holzmann, Riccardo De Corato e Pietro Laffranco. Una chiacchierata nella quale si è riaffacciata l'ipotesi di una scissione degli ex An. Un'uscita dal Pdl che sarebbe comunque «morbida» e non in chiave anti Cavaliere, anzi con l'obiettivo di dar vita a qualcosa da federare con il Pdl. A seconda di come si mettono le cose sul fronte della riforma elettorale, fa notare un ex ministro azzurro, potrebbe essere una soluzione conveniente per tutti. Certo, ci sarà da vedere quale sarà la soglia di sbarramento e se il premio di maggioranza sarà al partito o alla coalizione. Ma l'ipotesi sembra abbia ripreso seriamente quota.
In effetti, il livello di tensione di questi giorni non lo si vedeva da tempo e difficilmente si può pensare di reggere in questo clima. Con Giancarlo Galan che ieri è di fatto ritornato sulla polemica innescata da Nunzia De Girolamo e che tanto aveva fatto discutere. «Molto meglio Matteo Renzi di La Russa e Gasparri», ha detto l'ex governatore del Veneto a La Zanzara. Apriti cielo. «Galan è più inutile di Robin, l'amichetto di Batman», replica la Beccalossi.
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