"Più complotti che riforme con questo governo". Altro veleno da Renzi sul caso Arianna Meloni

Il leader di Italia Viva commenta nuovamente lo scoop di Alessandro Sallusti e provoca l'esecutivo: "Non ha tirato fuori una sola idea degna di questo nome"

"Più complotti che riforme con questo governo". Altro veleno da Renzi sul caso Arianna Meloni
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Tirato in ballo nel corso degli ultimi editoriali pubblicati da Alessandro Sallusti, rispettivamente ieri con lo scoop su Arianna Meloni e oggi per controribattere alle sue affermazioni, Matteo Renzi ritorna a parlare del caso politico che ha scosso l'ultimo finesettimana e sta facendo discutere l'opinione pubblica nelle ultime quarantotto ore. L'ex presidente del Consiglio intende difendere il ruolo suo e di Italia Viva per respingere al mittente soprattutto le considerazioni dei massimi esponenti di Fratelli d'Italia, scaturite dopo l'articolo di domenica a firma del direttore de Il Giornale, per porre al riparo la figura della responsabile della segreteria politica e del tesseramento del partito di centrodestra.

Il senatore fiorentino posta un lungo messaggio sulla sua e-news, introducendo l'intero discorso con la richiesta avanzata da Iv al governo Meloni in modo tale che "risponda in aula sui criteri delle nomine in Rai, in Fs e nelle altre società di Stato". Renzi ritiene che la risposta da parte di FdI sia stata "prima una scarica di insulti contro Italia Viva e la sua gente", aggiungendo di trovare "gravissimo che pur di non rispondere alle interrogazioni parlamentari quelli di Fratelli d'Italia si siano buttati sulle offese. In democrazia la maggioranza governa, l'opposizione controlla". Ma, per l'ex sindaco di Firenze, risulta ancora che la Meloni e i suoi più stretti collaboratori abbiano "iniziato a gridare al complotto. Penso sia il ventunesimo complotto denunciato dalla Premier. Con questo governo ormai ci sono più complotti che riforme".

Renzi rifiuta quindi completamente che una sorta di macchinazione possa essere stata organizzata "da me e da Italia Viva con i magistrati e i giornalisti per far indagare Arianna Meloni, utilizzando il metodo Palamara. Questo ci viene spiegato dalla coppia Sallusti-Donzelli", evidenzia il parlamentare toscano. Secondo quest'ultimo, il metodo Palamara "mi ha visto vittima, secondo la ricostruzione che ne fanno nel libro 'Il sistema' proprio Sallusti e Palamara. Io sono una vittima del sistema Palamara, non il mandante". E ribadisce: "Se domattina Arianna Meloni riceve un avviso di garanzia, cosa che per altro non mi auguro, a me non cambia assolutamente nulla. Perché io sono davvero garantista e per me un avviso di garanzia non impatta sul dibattito politico".

La sua critica all'attuale esecutivo nazionale vuole essere esclusivamente politica. Anche se poi intinge la penna nel curaro: "Abbiamo un Paese in mano alla parentocrazia tra premier, sorelle e cognati. Questa concentrazione di parenti esiste solo in Italia e in Corea del Nord. Ma questo non c'entra nulla con l'eventuale avviso di garanzia a Arianna Meloni". L'ex segretario del Partito Democratico ritiene infatti che "criticare il governo Meloni sulla parentocrazia non significa essere giustizialisti ma significa evidenziare l'assoluta inconsistenza della politica economica di un esecutivo che per adesso non ha tirato fuori una sola idea degna di questo nome".

Poi, un lungo elenco di quelle che lui considera le mancanze dell'azione di Palazzo Chigi, prima di lasciarsi andare a una profezia: "Se sul referendum sull'autonomia la premier rischia seriamente di perdere la fiducia degli italiani (non quella del Parlamento, ma quella degli italiani sì), il quadro è definito", conclude.

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