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La "generazione B", in piazza gli ex bambini cresciuti con le sue tv

Guardavano i telefilm importati dagli Stati Uniti e i cartoni animati giapponesi delle reti Mediaset. Per i 40-50enni di oggi Berlusconi c'è sempre stato, non solo come politico ma come icona pop che spezzò la rigidità dei canali Rai. Ai funerali anche molti millenials, intenti a immortalare la follo del Duomo per i loro video su Tik Tok e Instagram

In piazza gli ex bambini cresciuti con le sue tv

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Fuori da un Duomo di Milano che, oggi più che mai, era il centro del mondo, c`era un altro mondo. Non solo supporter, fan, elettori, amici e tifosi ma anche tanti, tantissimi giovani e giovanissimi. Perché Silvio Berlusconi - checchè ne dicano i detrattori e nonostante tutto il lavoro che hanno fatto per demonizzarlo -, era amatissimo anche da loro. C`è il quarantenne in grisaglia e con gli occhi lucidi cresciuto a pane e Mediaset, lo studente universitario con i libri nello zaino che si ferma un istante a vedere passare una pagina di storia e ci sono i ragazzini con la maglia del Milan che raccontano la stessa storia dentro una storia, magari su Instagram, o con un video su Tik Tok. Perché Berlusconi, come è proprio dei grandi, siano essi statisti, leader, divi, artisti o rockstar - e lui era un po` tutte queste cose insieme -, sapeva interpretare lo spirito del tempo che passa e riusciva a dar voce a tutte le generazioni. Per questo, in senso assolutamente laico, per moltissimi è difficile non dirsi berlusconiani. Perché, in un modo o nell`altro, ha scandito e segnato un`era.

E quindi esiste una Gen B o generazione B, la chiamino come gli pare quelli che amano mettere in ordine la storia e catalogare le decadi spesso con lettere dell`alfabeto che sembrano piovute dal cielo. Ci sono la generazione X, Y, Z e poi c`è quella B, dove B sta per Berlusconi Silvio. E, badate bene, la politica questa volta c`entra poco. O, meglio, c`entra come fenomeno di costume, come colonna sonora, come boiserie del grande salotto che ha ospitato la televisione che con la sua luce intermittente ha illuminato un trentennio della nostra vita. I ruoli, in questo caso, sono invertiti. Il serio lascia il passo a un faceto che in realtà è serissimo, ma finge di non esserlo.

Fanno parte della generazione B coloro i quali sono nati a partire dalla fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Cioè i nativi berlusconiani. Quelli per cui il Cavaliere c`è sempre stato. Quelli per cui Silvio Berlusconi, ancor prima che leader politico e fondatore di Forza Italia, è stato «il signore che faceva vedere i cartoni animati giapponesi», i telefilm americani - che allora apparivano come qualcosa di straordinariamente esotico e rivoluzionario - e tutti quei programmi di intrattenimento che accompagnano i ricordi di una generazione intera (anche col timido brivido delle prime vallette vagamente scollate). E questo contribuisce a rendere il Berlusconi uomo sempre più un`icona pop, incastonato in un olimpo con i colori tiepidi delle televisioni a tubo catodico degli anni ottanta, tra i ricordi di infanzia e le ambizioni di gioventù.

Nell`Italia ancora infreddolita dal piombo degli anni Settanta la televisione commerciale è stata un vento caldo di libertà e di spensieratezza. Ed è una rivoluzione. Perché Mediaset, anzi allora si chiamava Fininvest, banalmente «Non è la Rai». Non era paludata, politicizzata, imbolsita, stretta tra il bigottismo democristiano e la pruderie comunista.

Certo, poi c`è stato tutto il resto, cioè la seconda, o forse terza o quarta, vita del Cavaliere politico. E, per i nati dopo il 1993, Silvio Berlusconi è stato la politica, per il semplice motivo che per chi ha 30 anni, e anche qualcosa in più, non è mai esistita la politica senza Berlusconi.

Per questo un`intera generazione è orfana di Silvio e continuerà ad amarlo: la gen B.

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