Quirinale 2013

Una poltrona per troppi: pure Strada sogna il Colle

Ore cruciali in parlamento: si tratta per trovare un nome condiviso da mandare al Quirinale. Bersani pronto a presentare una rosa di nomi al Cav: Amato e D'Alema in pole. Grillo a gamba tesa sull'intesa. Col rischio di portare al Colle il primo che passa

Una poltrona per troppi: pure Strada sogna il Colle

Qui si rischia o che venga incoronato il primo che passa oppure che venga votato il meno peggio. Il parlamento vive ore cruciali: è in corso la trattativa per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Il termometro politico registra sempre più intensi contatti tra Pd e Pdl, ancora alla ricerca di un’intesa su un nome condiviso: Pier Luigi Bersani dovrebbe presentare a Silvio Berlusconi una rosa di nomi da cui tirar fuori il nuovo capo dello Stato. Ma nella partita prova a entrare anche Beppe Grillo, che con i suoi 163 parlamentari è il terzo kingmaker delle elezioni presidenziali: potrebbe riaprirsi la partita del governo, lascia intendere, se Bersani convergerà su una personalità gradita ai 5 Stelle. E così alla vigilia delle votazioni in Aula, gli scenari aperti sono ancora numerosi.

"Il Pd voti con noi per il Colle. Poi vediamo. Possiamo convergere sull’anticorruzione, contro il conflitto di interessi e sull’incandidabilità della Salma. Bersani si prenda le sue responsabilità, sarebbe il primo passo per governare insieme". Un patto in salsa anti berlusconiana. È quanto torna a proporre Grillo a Bersani. Il piano del comico pentastellato è semplice: prendersi il Colle per poi farsi affidare l'incarico di formare un governo (leggi l'articolo). Ma su chi punteranno i Cinque Stelle? Milena Gabanelli, prima classificata alle Quirinarie online, scioglierà le riserve a breve. Intanto anche l'argento Gino Strada ci fa su un pensierino: "Cosa decideranno lo decidono loro, non io, sono il secondo più votato, ma è irrilevante, il Movimento ha fatto la sua scelta". Sette anni al Colle fa gola a tutti. Col rischio di incoronare il primo che capita. "Bersani voti la Gabanelli, poi chissà...". Grillo ha buttato la palla nel campo dell’avversario provando ad allettare il segretario democrat con la prospettiva di una futura "convergenza" sulla formazione dell'esecutivo. Ma sono promesse da marinaio, Bersani lo sa bene. "Niente bandierine", hanno replicato i vertici piddì. Ma il guru pentastellato ha rilanciato col nome di Stefano Rodotà, medaglia di bronzo alle Quirinarie: "È spendibile benissimo dalla sinistra".

In via del Nazareno la via maestra resta quella di un’intesa con il centrodestra che, anche grazie ai voti dei montiani, incoroni il successore di Giorgio Napolitano con la maggioranza dei due terzi dei grandi elettori. Perchè se è vero che nel fine settimana i toni del dibattito si sono fatti roventi, la trattativa per il Quirinale non si è mai arrestata. E gli sherpa sono in continuo contatto per preparare il campo all’incontro decisivo tra il segretario del piddì e il Cavaliere. Al momento Giuliano Amato è sicuramente il più quotato (leggi l'articolo). Segue Massimo D’Alema. Su questi due nomi stanno, infatti, ragionando anche gli altri partiti: mentre Scelta civica è disposta a dare il proprio voto ad Amato, i lumbard non pongono veti su D’Alema. I due nomi, ai quali in via del Nazareno si continua ad affiancare anche quello di Franco Marini, saranno nella rosa che Bersani presenterà a Berlusconi. Ma il segretario potrebbe avere in serbo, gira voce, una carta al momento ancora "coperta". Secondo fonti vicine al leader del piddì, nella rosa ci sarebbe "un nome alto" che potrebbe essere quello di un giudice costituzionale come Sabino Cassese o Franco Gallo, entrambi con alle spalle un’esperienza da ministri del governo Ciampi. "Se anche si riuscisse a trovare un’intesa su un nome - spiegano in ambienti parlamentari - non è detto che la convergenza si trasformi in un’elezione in uno dei primi tre scrutini, anche se il tentativo sarà proprio questo". Si teme infatti che la soglia dei due terzi si trasformi in una trappola per l’azione di "franchi tiratori". E allora c’è anche la possibilità, se non c’è una chiara condivisione tra i grandi elettori di Pd e Pdl, che in prima istanza ciascuno scelga un candidato di bandiera, per poi convergere alla quarta sul nome condiviso.

Secondo fonti vicine a via dell'Umiltà, Berlusconi continuerebbe a non fidarsi dei democratici che, qualora dovesse saltare l’accordo con il centrodestra, sarebbe anche pronti a votare Romano Prodi alla quarta votazione. Sebbene abbia perso l'appoggio della compagine grillina, il Professore bolognese avrebbe dalla sua un'ampia fetta della sinistra che siede in parlamento. Per il momento, però, la partita è ancora tutta da giocare.

Tant’è che nelle discussioni tra parlamentari spuntano fuori ipotesi ancora non emerse, come quella che alla fine possa spuntare un nome come quello dell’ex segretario Walter Veltroni.

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