Quanta ipocrisia su Meloni e la figlia

La sinistra, quella che blatera ogni giorno di femminismo, parità e diritti, si scaglia contro Giorgia Meloni proprio perché è donna

Quanta ipocrisia su Meloni e la figlia

Gentile Direttore Feltri,
anche questa volta la sinistra non ha perso occasione per scatenare una polemica sterile: Giorgia Meloni si sarebbe «eclissata» per un weekend, presumibilmente perché in vacanza con la figlia, e apriti cielo. È la solita sequenza di indignazione a orologeria, come se una madre non potesse passare due giorni con la figlia senza scatenare una crisi istituzionale. Peraltro - dettaglio non irrilevante - la Premier si è spostata con un volo di linea, non con un aereo di Stato, e resta comunque sempre reperibile, come dimostrato ampiamente. Mi chiedo, Direttore: ma se al suo posto ci fosse stato un uomo, un padre, la polemica sarebbe esplosa lo stesso? E se la sinistra è così femminista, perché si accanisce proprio sulla maternità di una donna?
Grazie per una sua riflessione.

Giovanni Bellandi

Caro Giovanni,
la tua domanda è pertinente, direi sacrosanta. E la risposta è molto semplice: sì, la sinistra, quella che blatera ogni giorno di femminismo, parità e diritti, si scaglia contro Giorgia Meloni proprio perché è donna. E non una donna qualunque: una donna che ha osato, udite udite, vincere le elezioni, guidare il Paese, imporsi in Europa, e compiere tutto questo senza rinunciare a fare la madre. Ma questa sinistra da salotto, ormai ridotta a un club di ipocriti con la bava alla bocca, non può tollerare che una donna di destra riesca ad avere una vita normale. Che porti la figlia con sé. Che prenda un volo di linea, non di Stato, come facevano Prodi, D'Alema o Renzi per andare al mare, a sciare o a vedere la Formula 1. No, Meloni non è sparita. È una madre che ha accompagnato sua figlia per un weekend fuori porta, senza fare show, senza esibire nulla, senza neppure pubblicare post. Eppure l'accusa è: «È scomparsa!». Ma da dove, di grazia? Da TikTok? O dal vostro cortocircuito ideologico?

Questa non è critica politica. È persecuzione personale. E non è certo la prima volta. Meloni fu insultata quando era incinta, quando quella signora, Asia Argento, la definì «una lurida fascista grassa» immortalata al ristorante, come se la gravidanza fosse un crimine. Poi venne attaccata per aver portato la figlia al G20. Poi per il viaggio in Cina. Poi per ogni sua mossa di madre che non delega tutto alla tata o alla nonna, come evidentemente piace a chi concepisce la genitorialità come una parentesi vergognosa. Mi viene da pensare: ma se fosse stato un uomo a portare con sé il figlio per qualche giorno, avrebbero fatto tutto questo casino? Ne dubito. Anzi, avrebbero detto che è un padre moderno, presente, affettuoso. Meloni invece è colpevole. Non di qualcosa che ha fatto, ma di qualcosa che è: è una donna. E non di sinistra. E quindi, per questi moralisti da tastiera, va attaccata a prescindere, anche quando sta soltanto facendo la madre. Ebbene, io non ci sto. E non sto con chi vuole trasformare la maternità in un'arma per colpire una leader solo perché è scomoda, forte e vincente. Chi fa politica deve essere giudicato per come governa, non per quanti giorni all'anno va al mare con la figlia.

E aggiungo: se ci fossero più madri come lei, capaci di non mollare né la famiglia né le proprie responsabilità pubbliche, forse il Paese sarebbe migliore.

La verità è che Giorgia Meloni, piaccia o no, ha mandato in tilt tutti gli schemi della sinistra: donna, madre, premier e

pure capace. Quattro bestemmie in una, per chi vive ancora col poster di Berlinguer sopra il letto e si fa chiamare «compagno» mentre si scatta selfie alle manifestazioni contro il patriarcato. Ipocrisia con la felpa.

Punto.

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