Quei guru travolti dai marziani a 5 stelle

Lo scouting è cominciato, ma non è quello di Bersani. È altro. È quello dei custodi della "cultura ufficiale"

Lo scouting è cominciato, ma non è quello di Bersani. È altro. È quello dei custodi della «cultura ufficiale», l'unico sacro libro con cui leggere il mondo. Non ci possono essere variazioni, sfumature, strade laterali. Non ci sono cani sciolti, viandanti solitari, non c'è cittadinanza per chi viaggia in direzione ostinata e contraria. È stato sempre così, certo. Ma adesso sembra peggio. È questa cappa grigia che ti sommerge di silenzio o ti sbatte fuori se non onori quei libri, quei miti, quei personaggi, quella storia. Se scantoni spuntano i sacerdoti, i censori, gli ottimati del mos maiorum, e ti puntano il dito sui giornali, si sdegnano in tv, ti inseguono con i loro tweet di massa, si indignano, si stracciano le vesti gridando bestemmia, smacchiano il tuo nome. Questo accade se non pensi come prescrive il libro sacro. Ora sulla scena sono arrivati i parlamentari del Movimento cinque stelle. Nessuno sa bene chi sono. La cosa più facile è raccontare come marziani, con le loro presentazioni da alcolisti anonimi, preoccupandosi se per andare a Montecitorio si mettono la cravatta oppure no, ridendo del loro spaesamento, ma soprattutto cercando di capire che schiatta sono, guardandoli in faccia uno ad uno per valutare se sono digeribili oppure no, se stanno tra i santi o tra gli assassini, a chi stringere la mano e chi marchiare con una lettera d'infamia. Non saranno tutti barbari, pensano i sacerdoti. Ecco. Facciamo lo scouting: lei sommersa, tu salvato. Questo accade ogni volta che sulla scena appaiono gli uomini nuovi. È storia antica. L'aristocrazia dei senatori romani muoveva con disprezzo l'angolo della bocca allo stesso modo. Il motivo è sempre lo stesso: non mi fido. Non mi fido perché disorienti il mio mondo, perché metti a rischio certe gerarchie ben stabilite, perché sgomenti le certezze su cui hanno costruito la vita. È la paura di tutti i conservatori. È accaduto, quasi per contrappasso, che negli ultimi trent'anni i più irriducibili conservatori siano gli stessi che da giovani si scamiciavano da rivoluzionari. E hanno trasmesso questa religione ai loro figli, nipoti, parenti, amici, discepoli. La cosa peggiore è che con gli anni hanno perso la capacità di leggere i mutamenti. Vivono una retrovita, dove tutto ciò che vale la pena di onorare è successo più o meno mezzo secolo fa. Il dubbio ogni tanto è che i marziani siano loro. È gente che va in giro con mappe e navigatori satellitari vecchi. Si perdono e non sanno perché. Martedì si sono accorti di Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera dei cinquestelle. Sul suo blog hanno letto un commento sul fascismo. «Prima che degenerasse il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia». Si riferiva al fascismo delle origini, al programma del '19, al sansepolcrismo. Qui, da libertario, non cambia molto. Non esiste un fascismo buono e uno cattivo. Quel programma «rivoluzionario» è più rosso che nero, ma ha la stessa vocazione illiberale. Il fascismo arriva al potere con la violenza e non grazie all'altissimo senso dello Stato, certo. Però basta davvero un frammento di discorso sulla storia per lapidare una persona? Seriamente. Basta un commento? Pietro Nenni nel 1919 fonda i Fasci di Bologna e scrive sul Popolo d'Italia.

Fascista anche lui? O qualcosa nel '21 è cambiato? La realtà è che dei cinquestelle sappiamo poco o nulla e forse prima di dare verdetti dovremmo aspettare e del fascismo ancora si fa fatica a parlare. Chi lo tocca senza precauzioni finisce a testa in giù.

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