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Quelle due canzoni "profetiche" su Napolitano al Quirinale

Molto tempo prima che il senatore a vita - scomparso oggi all'età di 98 anni - diventasse Presidente della Repubblica, due vecchi brani cari al Partito Comunista prevedevano che prima o poi un loro esponente sarebbe diventato Capo dello Stato

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Giorgio Napolitano è morto oggi all'età di 98 anni. Il suo ruolo da Presidente della Repubblica - prima persona della storia a ricoprirlo per due mandati - è stato importantissimo tra la fine degli anni zero e i primi anni dieci del Duemila. Lui, che è stato il primo ex esponente del Partito Comunista Italiano a diventare Capo dello Stato, dovette accompagnare istituzionalmente dal Colle il nostro Paese nel pieno di una delle più grandi crisi politiche e finanziarie che si siano mai attraversate: tra cambi continui di governo e marasmi politici nati dai risultati sorprendenti delle elezioni del 2013. E sono stati proprio i suoi nove anni consecutivi al Quirinale che ha fatto tornare alla mente due vecchie canzoni che poi, col tempo, si sono rivelate delle vere e proprie profezie.

Il testo che anticipò l'ascesa di Napolitano al Colle

Giorgio Napolitano si era iscritto nel 1945 nel Pci all'età di vent'anni. Dopo essere entrato in Parlamento come deputato, prese le difese dell'Unione Sovietica quando i suoi carri armati russi intervennero per sedare la rivolta di Bupadest. Una posizione che rivide soltanto nel 2006, quando dichiarò che aveva ragione Pietro Nenni, l'allora segretario del Partito Socialista Italiano, nel sostenere la protesta ungherese. Appartenente alla corrente "migliorista" del partito, Napolitano fu comunque uno strenuo comunista che, dopo diversi ruoli istituzionali e governativi, viene eletto Presidente della Repubblica con i voti della sola esigua maggioranza di centrosinistra, appena uscita vincitrice di pochissimo alle urne contro il centrodestra di Silvio Berlusconi.

Diciassette anni fa, dopo il primo insediamento al Quirinale, i militanti comunisti più anziani si ricordarono la prima strofa di una canzone del vecchio Pci di Roma, che recitava così: "Su, comunisti della capitale, è giunto alfine il dì della riscossa, quando alzeremo sopra al Quirinale bandiera rossa". Era un brano che veniva cantato nei cortei fin dai tempi del secondo dopoguerra. Tuttavia anche qualche persona più giovane l'aveva ascoltata in molte delle raccolte di canzoni politiche italiane, pubblicate recentemente. La sua origine la si deve a Civitavecchia, comune dove la canzone venne composta da alcuni nuclei anarchici. Negli anni successivi è stata poi adottata dal Partito Comunista Italiano. Una volta fatta propria dal Pci, si racconta, le modifiche al testo iniziale sono state molteplici. La seconda strofa inizialmente recitava: "Questa città ribelle e mai domata dalle rovine e dai bombardamenti; la guardia rossa suona l'adunata: tutti presenti". Si racconta che il Pci avrebbe cambiato l'ultimo verso sostituendo la "guardia rossa" con il nome del "Migliore": Palmiro Togliatti.

L'altra canzone profetica

C'è inoltre da sottolineare che questa canzone non è l'unica ad avere fatto esplicitamente riferimento alla "conquista del Quirinale" come obiettivo finale di una forza politica.

Stelvio Garasi, che è una memoria storica della sezione Ds Centro Storico - la stessa del compianto Giorgio Napolitano - ricorda che i repubblicani romani, nei primi del '900, concludevano il proprio inno, "Bandiera Rossa", con l'auspicio in romanesco di "annà a Montecavallo", ovvero il nome popolare con il quale all'epoca era indicato il Palazzo del Quirinale, e di cui è rimasta traccia nel nome di una strada adiacente al Colle, Via Montecavallo.

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