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Il ritornello stonato dell'"editto bulgaro"

Loris Mezzetti senza mezzi termini: “Oggi in Rai non resiste nessuno”. Serra abbattuto: "Il pavido melonismo non vuole interferenze". Ma la verità sull'addio di Fazio è un'altra

Su Fazio il ritornello stonato dell'"editto bulgaro"

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Su Fazio il ritornello stonato dell'"editto bulgaro"

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Non si placano le polemiche per l’addio di Fabio Fazio alla Rai. Il presentatore di “Che tempo che fa” ha accettato una ricchissima offerta da Discovery, ma secondo certi soloni la colpa è del governo, reo di averlo spinto ad abbandonare. Nonostante le evidenze, gli attacchi all’esecutivo proseguono senza sosta: per Loris Mazzetti, storico collaboratore di Enzo Biagi, “sarà peggio dell’editto bulgaro”, dello stesso parere l'ex presidente Rai Roberto Zaccaria. Michele Serra va anche oltre:“Il pavido melonismo non vuole interferenze”.

L’attacco di Mazzetti

Ogni scusa buona per poter gridare all’editto bulgaro, si sa, e quale occasione migliore dell’addio di Fazio alla televisione di Stato? Nelle ultime ore si sono moltiplicate le filippiche tra editoriali e interviste, con i giornali di sinistra in prima linea. Intervistato dal Fatto Quotidiano, Mazzetti non s’è detto affatto sorpreso di quello che sta succedendo in Rai, parlando del governo con una punta di disprezzo: “Non ci si può sorprendere, con questi al governo”. “Salvini a Fazio gliel’aveva giurata. Non voglio nemmeno commentare il suo tweet di dileggio (“Ciao belli” ndr), che è una roba da...”, ha aggiunto il giornalista:"L’altra cosa molto grave sono state le dimissioni dell’amministratore delegato, Carlo Fuortes. Se amava l’azienda come ha detto, sarebbe dovuto rimanere lì, difendere la Rai, i suoi collaboratori e lo stesso Fazio. Invece ha abbandonato la nave addirittura prima dei topi, è una cosa vergognosa. Non aveva la forza per restare. Questo dimostra la grande debolezza della classe dirigente e della Rai in generale".

Nel corso della sua invettiva, Mazzetti ha affermato a proposito di lottizzazione che negli anni Ottanta la Rai era più difendibile: “Noi le battaglie contro la lottizzazione, dall’interno, le facevamo. Quello che accadrà nel prossimo futuro è peggio dell’editto bulgaro: quando ci fu quello di Berlusconi, dentro la Rai c’erano delle sacche di resistenza che oggi non esistono più”. Il braccio destro di Enzo Biagi ha speso parole al miele per Fazio, ponendo l’accento sul grande danno prodotto dal suo addio in termini di ascolti e di introiti pubblicitari: “È incredibile che non freghi nulla né a questa dirigenza, né alla prossima che si sta insediando. Fazio ha fatto bingo, va a lavorare in un canale che è in rapporti stretti con la Warner: pensi agli ospiti a cui avrà accesso ora, avrà mezza Hollywood a disposizione. Ma questo a Meloni, Salvini e ai loro arnesi non interessa. Per loro conta che ci sia silenzio mentre fanno quello che vogliono, dal presidenzialismo in giù”.

I j'accuse di Serra e Zaccaria

L’analisi di Mazzetti è pienamente condivisa dall’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria. Interpellato dalla Stampa, ha affermato che ciò che è successo a Fazio “è peggio dell’editto bulgaro” che colpì Biagi, Santoro e Luttazzi.“Almeno lì fu Berlusconi a cacciarli, mettendoci la faccia. Qui apparentemente non è intervenuto nessuno. A parte Salvini, che con la sua disastrosa uscita ha cercato di metterci la firma”, ha sottolineato ancora.

E ancora, l’immancabile Michele Serra. Spesso ospite di “Che tempo che fa”, il giornalista di Repubblica ha accusato il colpo:“Il pavido melonismo non vuole interferenze”, il titolo del suo lungo editoriale. E naturalmente non può mancare un accenno all’editto bulgaro: “Qui siamo a un remake in chiave romanesca, la cosiddetta narrazione meloniana che pretende spazio nella televisione pubblica avendone già parecchio, e da parecchio; ma è così gracile, così pavida da non sopportare che le proprie parole, le proprie facce e il proprio ristretto circondario possano subire interferenze. Però c’è una differenza non da poco. Questa volta è il ‘nemico interno’ che se ne va, nonostante quarant’anni di Rai e una sfilza di successi televisivi che hanno fatto la storia della televisione pubblica”.

La verità è un'altra

La fiera del vittimismo, insomma. Ma la realtà è un’altra: Fazio non è stato cacciato e soprattutto non è un martire come qualcuno di sinistra vuole fare credere con l’unico obiettivo di attaccare il governo Meloni. Complice la ricca offerta arrivata dalla concorrenza – il colosso Discovery è il nuovo punto di riferimento dei progressisti – il presentatore ha replicato lo stesso schema del 2000, quando lasciò la Rai per i 13 miliardi di lire offerti da Telemontecarlo (oggi La7).

E c'è un altro dettaglio da evidenziare, non si è trattato di un blitz in stile calciomercato: come evidenziato da Libero, il nuovo contratto era già pronto da mesi, con l’agente Beppe Caschetto impegnato in una lunga trattativa tra ingaggio monstre (8-10 milioni di euro, cifre sicuramente non da martire) e l’eventuale creazione di format dell’Officina, la casa di produzione dello stesso Fazio.

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