
Il Partito democratico ci sta provando in tutti i modi a convincere il suo elettorato che il referendum è andato bene. Ci sta mettendo impegno, anche plasmando i numeri che, dopo il computo del voto degli italiani all'estero, sono ancora più impietosi e non permettono al referendum di raggiungere nemmeno il 30% delle preferenze. Il referendum che ha avuto i risultati peggiori è stato inevitabilmente quello sulla cittadinanza, che ha visto il 30% degli elettori votare per il "no". E una prima analisi dei flussi effettuata dall'Istituto Cattaneo di Bologna e riportata da TgCom24 fornisce un'indicazione di voto importante proprio per quanto riguarda il quesito per l'abbassamento del tempo necessario a ottenere la cittadinanza.
L'istituto Cattaneo di Bologna ha messo in correlazione le elezioni per le Europee dell'anno scorso al referendum di domenica e lunedì sui dati di una decina di città ed è emerso che una quota di elettori del Pd pari al 15/20% ha votato no al quesito che, nelle intenzioni della sinistra, avrebbe dovuto dare la spallata al governo. È stato possibile ottenere questo risultato analizzando i dati delle singole sezioni, dalle quali emerge che statisticamente tutto l'elettorato di sinistra si è recato alle urne e quasi tutto quello di centrodestra si è astenuto. Quindi, partendo da questo elemento, si può dire che per sommi capi e per cifre statistiche, la maggioranza degli italiani sostiene la maggioranza in carica in una proporzione di 1:2.
Quindi, la conclusione alla quale arriva l'istituto Cattaneo è che che un elettore su 5 del Pd ha votato "no" per la cittadinanza così come hanno fatto gli elettori del Movimento 5 stelle, eccezion fatta a Napoli e a Palermo. A Roma, invece, c'è stata una sostanziale parità su quel quesito. Senza sorprese, poi, è stato rilevato che la quasi totalità dei pochi elettori di centrodestra che si sono recati alle urne hanno espresso il proprio "no" a quel quesito.
"È azzardato proiettare il voto registrato in occasione di questa tornata elettorale su possibili equilibri elettorali futuri tra partiti e aree politiche, ma l'impressione che si ricava continua a essere quella di una sostanziale stabilità degli allineamenti elettorali registrati in occasione delle politiche del 2022 e delle europee del 2024", rileva l'Istituto, smentendo su tutta la linea il Pd e Shlein.