
L'ultimo a lamentarsi in ordine di tempo è Giuseppe Conte: il governo ha scelto "deliberatamente di sabotare i referendum". E ancora: "Meloni e i suoi hanno paura che domenica e lunedì i cittadini vadano a votare". La polemica della sinistra sulla copertura offerta dalla Rai per il voto dell’8 e 9 giugno va avanti da tempo. La tesi è cristallina: se il referendum non dovesse raggiungere il quorum sarà anche colpa della mancata informazione.
Il ritornello è sempre lo stesso: TeleMeloni, TeleMeloni, TeleMeloni. Nel mirino il presunto silenzio della Rai, parte della strategia del governo per fare fallire il voto. Emblematico il sit-in della segretaria dem Elly Schlein davanti alla sede della tv pubblica. “No a TeleMeloni” lo striscione srotolato. O ancora la sceneggiata del leader di +Europa Riccardo Magi alla Camera dei Deputati, dove si è presentato vestito da fantasma.
Eppure i numeri raccontano altro, con buona pace dell’opposizione. Come riporta il Foglio, i dati dell’Agcom non lasciano grandi margini di interpretazione: l’ultimo monitoraggio (11-31 maggio) segnala che i tg della Rai hanno dedicato ai referendum l’1,95 per cento del tempo totale, mentre gli spazi “extra tg Rai”, ossia i programmi di approfondimento, l’1,53 per cento del totale. Una percentuale simile a quella delle principali concorrenti: i tg di Mediaset hanno dedicato al voto l’1,79 per cento, mentre gli spazi “extra tg” l’1,70 per cento. I tg di La7, invece, hanno fatto registrare l’1,38 per cento, mentre gli spazi di approfondimento il 5,01 per cento.
Il discorso non cambia se si prendono in considerazione le settimane precedenti: il report dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni certifica che non c’è una grandissima differenza tra la Rai e le reti private. L’unica eccezione è rappresentata dai programmi di approfondimento di La7. Una cosa appare chiara: parlare di censura è una castroneria.
E c’è un altro dato che sbugiarda la narrazione dell’opposizione: il tempo dedicato ai quesiti sul lavoro della Cgil è due volte superiore a quello dedicati ai quesiti sulla giustizia promossi dalla Lega nel 2022, quando al governo c’era Mario Draghi e la Rai era controllata dalla sinistra.