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"Direi ancora bastarda". Saviano insulta la Meloni

Molto più di una punta di vittimismo nelle ultime dichiarazioni dello scrittore, sostenuto dalla cavalleria pesante del mondo radical chic: trasformare un'offesa in libertà di parola è possibile (se sei di sinistra)

"Direi ancora bastarda". Saviano insulta la Meloni

“Assolutamente sì. Utilizzerei ancora quel termine dinanzi a quelle immagini con la morte di un bambino in mare”: ebbene sì, Roberto Saviano non molla e continua a rivendicare il "bastarda" rivolto a Giorgia Meloni. Non c’è niente da fare, nemmeno una minima speranza di ripensamento: per lo scrittore è stato corretto insultare l’attuale primo ministro in diretta televisiva e non è giusto trovarsi in aula a rispondere del reato di diffamazione.

La faccenda è nota: ospite di “Piazzapulita” su La 7, Saviano si riferì alla leader di Fratelli d’Italia chiamandola “bastarda” dopo aver visto un servizio sui migranti, senza contraddittorio e con Formigli spettatore impassibile. Piccolo, ma neanche così piccolo, dettaglio: all’epoca la Meloni era all’opposizione, in prima linea contro le politiche della sinistra e dell’ex ministro Luciana Lamorgese in materia di immigrazione. Una volta querelato dalla politica capitolina, Saviano ha optato per la modalità martire, continuando la crociata: nessun insulto, è libertà di critica. Nessun dietrofront, anzi: il rilancio.

Saviano e la confusione tra insulto e diritto di critica

"Il clima di odio che si è creato e tuttora si crea contro chi sta salvando vite in mezzo al mare lo tutelerò sempre. Tutelerò quelle persone che salvano vite in mare e sempre cercherò di smontare questo tiro al bersaglio contro le Ong e contro chi salva delle vite", ha aggiunto Saviano ai microfoni dei confronti al termine della terza udienza. Precisazioni non richieste, forse necessarie per trovare l’appoggio di qualche volto di sinistra. Del resto lo scrittore può già contare sulla cavalleria pesante, con Michela Murgia e Massimo Giannini in prima linea. Sullo sfondo anche Elly Schlein, che ha chiesto alla Meloni di ritirare la querela.

Ciò che non torna è la tesi di Saviano: pensare di poter offendere chiunque, sfoderando il pass dell’intellettuale/scrittore/intoccabile. L’autore di “Gomorra” potrebbe anche essere “graziato” dalla Meloni – il suo legale aveva ammesso valutazioni sul ritiro della querela – ma il problema sta altrove. È possibile avallare l’odio nei confronti della destra e dei suoi leader? L’impunità vale solo in questo caso? L’immunità entra in gioco se a pronunciare le parole è una persona di sinistra? Perché “bastardo” non è diritto di critica, è lapalissiano. E a volerla dire tutta, neanche “Salvini ministro della malavita” lo è. Saviano dovrebbe saperlo bene, visto che per mestiere conosce l’uso saggio e attento delle parole.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

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