
Sembrano sbandate estemporanee, una sfilza di gaffe di un ministro dalla parlantina sciolta, in realtà è la storia della sinistra italiana che si ripete all'infinito. L'opposizione più dura ed efficace è quella verso i propri simili, non quella rivolta contro il nemico. Lo sanno Romano Prodi, Francesco Rutelli e tutta la schiera dei malcapitati che hanno sperimentato l'assioma sulla loro pelle.
Rischia la stessa cura anche Enrico Letta, terzo premier tesserato al primo partito della sinistra, costretto a guardarsi le spalle dai colleghi democratici più che dai nemici pidiellini. Sembra di vederlo, al G8 di Belfast mentre gli altri capi di governo gli chiedono notizie sulla convivenza con Silvio Berlusconi e lui che non trova il coraggio di confessargli che la sua prima preoccupazione si chiama Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo del suo governo, iscritto al medesimo partito. E insieme a lui, l'ex segretario Pd del quale è stato braccio destro, Pier Luigi Bersani, che sogna maggioranze alternative, con i dissidenti grillini.
È di ieri, primo giorno del G8 l'intervista concessa da Zanonato a Repubblica, nella quale dice che per l'Iva sarà difficile trovare risorse. Pochi giorni fa, espresse lo stesso concetto e da Palazzo Chigi trapelò l'irritazione di Letta per certe frasi inopportune. In primo luogo perché è ancora tutta da giocare la partita con l'Europa. Poi perché nella coalizione c'è un partito, il Pdl, che sulla riduzione delle imposte su consumi e prima casa, ha fondato al sua partecipazione alla maggioranza.
In realtà il ministro esprime il concetto in modo più complesso. «Non è che non voglio bloccare l'aumento dell'Iva. Dico che è molto difficile trovare le coperture, visto il poco tempo a disposizione. Comunque Saccomanni è impegnato a farlo, e mi auguro davvero che ci riesca. Speriamo nel miracolo». Il quotidiano della sinistra nella titolazione ha posto l'accento sui dubbi del ministro a proposito dell'attesissimo stop all'aumento dell'imposta dal 21 al 22% che scatterà il primo luglio. Ma era prevedibile, tanto che la successiva precisazione arrivata via comunicato stampa dal dicastero dello Sviluppo sembra molto una correzione di rotta: il ministro auspica «che si possa bloccare l'aumento dell'Iva», pur nella consapevolezza della difficoltà di trovare coperture. «Il ministro inoltre, in diversi punti dell'intervista, sottolinea lo spirito di squadra con cui sta lavorando l'esecutivo, che deciderà anche su questo tema in modo collegiale».
Passaggio, quest'ultimo, che ricalca la posizione di Palazzo Chigi su Imu e Iva. Non è difficile immaginare che sia stato suggerito proprio dalla presidenza del Consiglio. Anche perché Zanonato, qua e là nell'intervista, non aveva risparmiato frecciate al secondo partito della coalizione. L'aumento? È stato «introdotto dal governo Berlusconi in un momento di estrema gravità». In realtà è stato introdotto dal Salva Italia di Monti, ha ricordato ieri il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, nella precedente manovra firmata dal centrodestra era una clausola di salvaguardia.
Contro Zanonato questa volta si sono fatti sentire ufficialmente anche i compagni di partito. Non a caso in prima fila i senatori renziani Stefano Collina e Mauro Del Barba («Il governo è al lavoro per rinviare l'aumento dell'Iva di qualche mese. È davvero incomprensibile la posizione di chi vuole essere più realista del re»). I senatori Pd dicono di non comprendere l'uscita di Zanonato. Ci prova il Pdl Brunetta: «Forse che, essendo lui della corrente Bersani, vuole dare fastidio a Letta?».
Facile associare i due sgambetti di Zanonato ai retroscena che danno Bersani impegnato in una visione nella quale i dissidenti che usciranno dal movimento di Beppe Grillo si alleano con la sinistra per realizzare quel governo «di cambiamento» che l'ex segretario non è riuscito a mettere insieme quando aveva l'incarico. Per il democratico Bersani la battuta più calzante sembra quella che Daniele Capezzone, Pdl, ha coniato per il ministro recidivo sull'Iva: «Sbagliare è umano, perseverare è Zanonato».
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