Oggi, sul palco del teatro degli appuntamenti Controcorrente, tocca a Renato Schifani, senatore del Pdl ed ex presidente di palazzo Madama. Il direttore Alessandro Sallusti lo incalza subito sulla decadenza del Cavaliere: “La giunta, presieduta da une esponente di Sel, si sta trasformando in un tribunale politico – spiega Schifani -. I componenti hanno subito detto come avrebbero votato. Questa è una giustizia di cui ci si può fidare. Questi colleghi hanno violato il dovere di riservatezza. Noi diciamo che Berlusconi non può essere fatto decadere per fatti compiuti prima della sua elezione. E' un principio sacrosanto di garanzia. Noi poniamo questo tema: la Severino è una legge che va interpretata. Dobbiamo ricordare che Berlusconi è e sarà uno dei leader più significativi della storia della democrazia italiana. E' evidente che la legge è uguale per tutti i politici: dal consigliere comunale al presidente del Consiglio. Ma se qualcuno pensa che votando la decadenza di Silvio Berlusconi lui lasci la politica, questo se lo può scordare. Non solo: se il governo cadrà il Partito Democratico se ne deve assumere la responsabilità, perché lo avranno voluto loro. Dopo vent'anni sono riusciti a condannare in via definitiva Silvio Berlusconi, dopo vent'anni di persecuzione”.
Se dovesse cadere il governo sarebbe possibile un nuovo esecutivo?, chiede il direttore del Giornale. “Una maggioranza numerica per un Letta bis potrebbe anche determinarsi, ma non certo una maggioranza politica – spiega il senatore del Pdl -. Come si possono mettere insieme Sel e Scelta Civica? Questo tipo di maggioranza paralizzerebbe il Paese, non farebbero alcuna legge... Sarebbe soltanto la paralisi della crescita economica e il ritorno alla tassazione. Paradossalmente il centrodestra avrebbe il modo di organizzarsi e vincere le elezioni. Ma a noi non sta a cuore questo, ma l'interesse dell'Italia. Il Letta bis, dunque, sarebbe un dramma...”.
Se dalla Giunta non esce nulla – dice Sallusti -, rischiamo di infilarci in una melina senza fine. In quel caso cosa succede? “Noi come partito ci stiamo muovendo per affermare in Giunta le nostre tesi – risponde l'ex presidente del Senato -. Da parte nostra non c'è nessuna volontà di allungare i tempi. Il gioco del cerino non intendiamo accettarlo. Sia ben chiaro: noi non vogliamo far cadere il governo. La volontà del Pd è stata che nessun big del partito entrasse nel governo. Significa che per loro questo è un governo di transizione. In questi giorni aumenta l'odio verso il Cav, basta pensare il trattamento a cui è stato sottoposto Luciano Violante... E' stato contestato e addirittura gli hanno buttato dell'acqua in testa. Questo è il clima all'interno della sinistra”.
“Quello che noi chiediamo non è la incostituzionalità della legge ma noi chiediamo che la Corte Costituzionale interpreti la legge – spiega Schifani -. Certo che la abbiamo votata la legge, ma votandola non abbiamo affermato il principio della retroattività. Questo non lo può dire nessuno. Noi ci muoviamo nel solco della legalità, non chiediamo nulla di assurdo”.
Sallusti: “Nelle motivazioni della sentenza Dell'Utri si sostiene che Berlusconi era quasi complice della mafia. Ora ci sbattono in faccia anche il Cavaliere mafioso, e poi cos'altro faranno?”.
“La storia è questa direttore: Berlusconi non è mai stato assolto perché non era processato – spiega il senatore -. Era configurato come vittima, ora la corte d'appello ribalta la cosa e sostiene che non sia più una vittima. Io le dico una cosa: Berlusconi e il suo governo hanno fatto approvare delle norme sulla mafia senza precedenti. Le norme più incisive e aggressive nei confronti della criminalità organizzata le abbiamo fatte noi. Nel 2002 il regime carcerario del 41 bis, il carcere duro, era un regime straordinario e noi lo abbiamo reso ordinario. Poi nel pacchetto sicurezza abbiamo inserito una norma che in caso di morte di un mafioso i beni sequestrati rimanevano sequestrati. Questi sono fatti”.
“Come sta il Pdl? - risponde Schifani a Sallusti -. Io sono stato presidente del Senato, quindi fuori dalla vita politica attiva. Sono cambiate molte cose ed è normale. Prima venivamo visti come il partito azienda, senza congressi e democrazia. Adesso mi viene da sorridere quando si parla di un partito diviso. Prima contestavano che non ci fosse dibattito, ora che discutiamo ci viene contestato di essere un partito diviso. Non siamo divisi: la dialettica stimola, la riflessione e anche l'autocritica”.
Uno Schifani pacato, più moderato rispetto all'ultimatum rilasciato ieri sera, quando aveva fatto tremare la poltrona di Enrico Letta. “Ieri è stata una giornata estremamente difficile e dura. Brutta, sotto il profilo della stabilità politica. Siamo stati messi a dura prova, oggi io credo che il barometro si sia leggermente abbassato. Di contro in noi aumenta una consapevolezza: cioè dire agli italiani che se offesi, se costretti, se dovessimo assistere al berlusconicidio in diretta, noi saremo chiaro con gli italiani e gli diremo che la crisi è stata voluta dalla sinistra.
Il termometro è sceso di un grado. Noi spieghiamo agli italiani che chi sta giocando con la vita del Paese è il Partito Democratico”. Un lungo applauso della platea di Controcorrente accoglie la dichiarazione dell'ex presidente del Senato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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