Sindaci, governatori e big: nel Pd scatta la corsa per una poltrona a Bruxelles

Nella galassia dem si continua a sgomitare in vista delle elezioni europee: sono diversi gli amministratori locali e gli esponenti di primo piano che proveranno la corsa da protagonisti. E non mancano le sorprese

Sindaci, governatori e big: nel Pd scatta la corsa per una poltrona a Bruxelles

Terminata la pausa estiva che ha messo a riposo le attività parlamentari, la politica torna a scaldare i motori e inizia a stilare le prime strategie in vista delle elezioni europee. Si tratta di un appuntamento importante che assume un peso di grande rilievo per due motivi principali: non sarà solamente il primo vero e proprio test per il governo guidato da Giorgia Meloni, ma rappresenterà il banco di prova ufficiale per il nuovo corso del Partito democratico di Elly Schlein. È lungo l'elenco di amministratori locali ed esponenti di primo piano della galassia Pd che proveranno a scendere in campo per strappare una poltrona a Bruxelles. Ecco tutti i nomi (al momento ipotetici) di chi potrebbe correre da protagonista.

Gli amministratori che sognano

Su tutti spicca indubbiamente il nome di Stefano Bonaccini, che magari potrebbe farci più di un pensierino. Si vocifera che al governatore della Regione Emilia-Romagna possa essere assegnato il posto di capolista nella circoscrizione Nord-Est, anche se ovviamente a quel punto andrebbero fatti tutti i ragionamenti del caso relativi al suo ruolo attualmente ricoperto. A seguire vi è una flotta di sindaci che potrebbero essere attratti dalla possibilità di occupare uno scranno all'Eurocamera: tra i primi cittadini in questione figurerebbero Dario Nardella (Firenze), Matteo Ricci (Pesaro), Giorgio Gori (Bergamo) e Antonio Decaro (Bari). Per alcuni, fa notare Open, vi è una coincidenza temporale tra la fine del mandato e la tornata europea. Il che potrebbe rappresentare una ghiotta occasione.

Il nodo Nord-Ovest

A destare maggiori preoccupazioni è il Nord-Ovest. La lista è affollata, le scelte andranno prese, in maniera inevitabile qualcuno verrà tagliato fuori e di conseguenza diversi resteranno esclusi (con tanto di mugugni interni). Tra gli ambienti del Partito democratico circola con insistenza il nome di Andrea Orlando, accompagnato da un altro profilo tutt'altro che secondario come quello di Emanuele Fiano. Ovviamente non mancano altri nel ventaglio delle ipotesi: Chiara Gribaudo, Cecilia Strada, Fabio Pizzul, Patrizia Toia e Pierfrancesco Maran, per citarne alcuni. Gli occhi sono puntati in particolar modo su questa circoscrizione.

I big tra dubbi e riflessioni

Non si può non fare un focus sull'interminabile elenco di big che potrebbero tentare la fortuna. Tra dubbi e riflessioni, sono molti i nomi di peso che però sono alla base di forti timori: puntare sui volti più noti indubbiamente può rafforzare l'immagine del Pd, ma con le esclusioni obbligate si rischia di innescare un meccanismo di mal di pancia tra gli esponenti di spicco. C'è chi ritiene che con il passare delle ore stia prendendo sempre più forza l'opzione Laura Boldrini per il Centro, anche se non è da scartare la pista che porta a Marta Bonafoni (coordinatrice della segreteria, Terzo settore e Associazionismo). Sullo sfondo c'è una sorpresa: le indiscrezioni riferiscono della possibilità Lucia Annunziata in seguito all'addio alla Rai.

Per il Nord-Est si parla di Alessandra Moretti, Elisabetta Gualmini e Renzo Lusetti. Qualcuno ritiene che un pensierino lo stia facendo anche Michele Emiliano, governatore della Puglia. Così come starebbe ancora in piedi la carta Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio. Per il Sud si potrebbe scommettere su Sandro Ruotolo, responsabile Informazione e Cultura. Quella del Mezzogiorno è una circoscrizione assai complesa che potrebbe spaccare la galassia dem: sempre secondo Open, il blocco riformista punterebbe sul tandem Pina Picierno e Decaro. La partita è apertissima.

Quel sogno di Schlein e i timori

E in tutto ciò cosa farà Elly Schlein? Per ora pensa, riflette, valuta. Tutto doveroso prima di prendere decisioni assai delicate. Ma allo stesso tempo trema. Sì, perché è bastato pronunciare una mera ipotesi per far scatenare il panico registrando l'irritazione degli uscenti e dei cosiddetti cacicchi. Un'idea paventata nelle scorse settimane potrebbe essere quella di schierare tutte donne capolista nelle cinque circoscrizioni in cui è suddivisa l'Italia. Scenario che ha provocato evidenti perplessità e contrarietà specialmente da parte di coloro che erano convinti di poter contare sulla corsa da protagonista e che invece rischiano di passare in seconda linea.

Alla frenesia per le quote rosa si aggiunge un'ulteriore opzione, stando a Il Riformista, che avrebbe del clamoroso: Schlein potrebbe decidere di candidarsi da capolista in tutte le circoscrizioni alle prossime elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024. Si apre un interrogativo legittimo, al di là delle smentite o delle conferme del caso: sarebbe una mossa per rafforzare l'immagine mediatica del Pd o sarebbe da intendere come un messaggio di avvertimento alle correnti di minoranza interna per consolidare la propria leadership?

Comunque in casa dem c'è una convinzione: il segretario si gioca (quasi) tutto. Se dalle urne dovesse uscire un esito negativo si potrebbe assistere all'ennesimo cambio di guida del Partito democratico.

Le liti per la formazione delle liste sono un nemico di quel clima di unità tanto ostentato, che potrebbe saltare per aria una volta per tutte se il Pd venisse bocciato nuovamente dagli italiani. Niente più scuse, giustificazioni e attenuanti: in tempo zero partirebbe la spinta per le dimissioni di Schlein.

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