Crolla Capalbio, ultima spiaggia della sinistra chic

Il sindaco sfiduciato per avere appoggiato la guerra dei vip contro un impianto a biogas

Crolla Capalbio, ultima spiaggia della sinistra chic

Anche per la vippissima Capalbio, che piace tanto alla sinistra radical chic, è arrivata l'ultima spiaggia. Si è conclusa (per ora) l'esperienza da sindaco del renziano Luigi Bellumori, in carica dal 2009 (la cittadina maremmana del profondo sud della Toscana è una roccaforte rossa dal 1961), decaduto dopo che nove consiglieri hanno abbandonato in blocco gli scranni del consiglio. Gli equilibri di forza si sono ribaltati e il sindaco si è trovato in minoranza. Una decisione arrivata ancora prima che si discutesse proprio sulla mozione di sfiducia presentata il 29 ottobre dal vicesindaco Settimio Bianciardi. Rimasto con soli sei consiglieri a sostenerlo, a Bellumori non è rimasto altro che preparare gli scatoloni (col sorriso amaro sul volto ha pubblicato su Facebook le foto del trasloco).

Dimissioni che arrivano da lontano e che hanno l'odore snob di questa terra, rifugio estivo della sinistra di casa nostra che ha reso noti posti come l'Ultima Spiaggia e Macchiatonda (Achille Occhetto, Francesco Rutelli, Franco Bassanini, Chicco Testa, Giuliano Amato, Gianfranco Fini e in passato pure il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano). L'hanno chiamata «la guerra dei vip di Capalbio» combattuta a colpi di esposti e contro esposti, querele e controquerele, manifestazioni pubbliche, interventi politici e tensioni all'interno del Pd. Tutto a causa di un progetto per un impianto a biogas, non inquinante almeno sulla carta, ma forse un po' troppo puzzolente per le delicate narici blasonate dei vacanzieri maremmani che, imbestialiti, erano riusciti a stoppare il piano. Fra loro nomi come Furio Colombo e Nicola Caracciolo, Alice Oxman e Ferdinando Imposimato. E il Comune a fargli da scudo. Adesso però il Tar ha dato ragione alla «Sacra» (controllata dalle famiglie dei marchesi Resta Pallavicino e da Carlo Puri Negri, ex ad di Pirelli Real Estate), la società che vuole costruire l'impianto e disposto un maxi risarcimento che Comune e Provincia di Grosseto dovranno sborsare ai costruttori. Non spiccioli, ma qualcosa come 10 milioni di euro che manderebbero a gambe all'aria le casse pubbliche.

Due sentenze del Tar hanno individuato responsabilità «nell'illegittimo diniego» di costruzione di quell'impianto e «nell'ingiustificato atteggiamento ostativo del Comune» che avrebbe danneggiato gravemente la «Sacra». Il Tar ha evidenziato come «il mutamento di parere da parte del Comune di Capalbio non appare sorretto da adeguata motivazione ma piuttosto derivante dalla pressione che alcuni proprietari di abitazioni nei pressi dell'impianto hanno senz'altro esercitato».
I giudici hanno invitato il sindaco Bellumori e il presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras (Pd) a risarcire «Sacra» dei danni subiti, «per oltre 700mila euro e un mancato utile, nei 15 anni, compreso tra i 9 e i 13 milioni di euro». Ma a far cadere Bellumori, oltre ai problemi col biogas, sono state soprattutto le lotte intestine nelle file della corrente renziana del Pd, con il vice sindaco Bianciardi. Il nodo è stato quello delle candidature per il direttivo provinciale da presentare nella lista, poi perdente, del renziano Marco Simiani. Bellumori ne aveva uno, Bianciardi un altro e a spuntarla è stato il primo.

Da qui l'imponderabile con Simiani, a cui sono mancate 43 preferenze date per certe e la conseguente rottura tra sindaco e vice. Ma queste sono solo storielle di paese. Ieri è arrivato il commissario prefettizio, viceprefetto Ernesta D'Alessio. A primavera si tornerà a votare. Giusto in tempo per un'altra estate da vip.

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