Ridono. È una cosa che prima o poi capita a quasi tutti. Non sai come uscire da una brutta situazione. Hai fretta. Magari ti serve solo un inutile documento e sono quattro ore che stai in fila davanti a un ufficio pubblico. Più passa il tempo e più sei disperato. Quella carta è fondamentale per svoltare il destino, per ritrovare un futuro, per non deludere chi vive con te, per non fallire. Finalmente arrivi davanti allo sportello, sudato e pure un po' stanco, diciamo piuttosto esasperato. E cerchi di spiegare quello che ti serve. Ecco che ti ritrovi davanti quei due. Due, perché i burocrati odiosi vanno sempre in coppia. Non hanno fretta, loro. Anzi, continuano a parlottare su quale modello di telefonino acquistare, sul gol di Pirlo, sull'aereo scomparso in stile Lost o su dove Putin pensa di arrivare. Non ti degnano di uno sguardo. Tossisci, cerchi di far capire che esisti, che sei lì e avresti anche qualche urgenza. Niente. Poi provi a fare una domanda su quello che ti serve. Si voltano con calma, poi si guardano, lanciandosi segnali con il sopracciglio e a quel punto gli scappa da ridere. Ti ridono in faccia. Come a dire: poveraccio. Ti viene voglia di strozzarli, subito, mettendo le mani oltre il vetro.
Ecco. Van Rompuy e Barroso sono esattamente come i due burocrati. Quelli che ognuno nella vita prima o poi si ritrova davanti. Sono quelli che ridono della tua fretta e delle tue disgrazie. In questo caso chi arriva dopo ore di fila davanti allo sportello è l'Italia. È quella stanca, sudata e con gli affanni. È quella che ha fretta.
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