Spariti oro e diamanti: la Finanza dalla Lega

Spariti oro e diamanti: la Finanza dalla Lega

MilanoInvestimenti extra-lusso, con i rimborsi elettorali versati dai contribuenti alla Lega. Ma investimenti che poco avrebbero a che fare con la tenuta dei conti del Carroccio. Oro e diamanti. Che l’ex tesoriere Francesco Belsito, la vice presidente del Senato Rosi Mauro (espulsa dal partito) e l’onorevole leghista Piergiorgio Stiffoni si sarebbero spartiti alla spalle del partito: 600mila euro pagati con i soldi della Lega Nord, e mai tornati in cassa. È l’ultima scure che si abbatte su via Bellerio, dove ieri sono tornati i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Una visita «concordata con i pm», fanno sapere dalla sede dei lumbard, arrivata durante il vertice del lunedì al quale prende parte lo stato maggiore leghista, per acquisire carte - oltre a quelle già sequestrate nelle ultime settimane - che contribuiranno a ricostruire i movimenti finanziari, i bilanci degli ultimi anni, le spese non sempre limpide sostenute dal Carroccio sotto l’amministrazione dell’ex cassiere Belsito.
Il filone di indagine è quello milanese, al quale lavorano il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i sostituti Roberto Pellicano e Paolo Filippini. E che, assieme a quello calabrese, preoccupa di più il Carroccio. Perché al di là del clamore mediatico e delle ripercussioni politiche conseguenti alla pubblicazione del dossier «The family» (che ricostruisce l’uso privato dei fondi pubblici da parte dei familiari di Umberto Bossi), è la pista bancaria quella che riserva gli sviluppi più significativi. A quale scopo - si domandano gli inquirenti - 4 milioni e mezzo di euro sono stati spediti in Tanzania via Cipro per poi essere rimbalzati dallo zelante management dell’istituto di credito? O ancora, perché quell’operazione in corone norvegesi? Ma soprattutto, che fine hanno fatto i cinque chili d’oro in lingotti e i diamanti comprati dalla Lega? E qui la storia si complica. Perché i documenti sequestrati nei giorni scorsi sembrano svelare un patto Belsito-Mauro-Stiffoni. I verbali di Banca Aletti e Popolare di Novara raccontano che alla fine del 2011 Belsito, usando i conti correnti della Lega, avrebbe usato 600mila euro del partito per acquistare i lingotti (200mila euro) e le pietre preziose (400mila). I pm intendono verificare se l’ex tesoriere - che ieri ha denunciato per minacce alcuni militanti leghisti che avevano protestato sotto la sua abitazione di Genova - abbia tenuto per sé l’oro, mentre Rosi Mauro e Piergiorgio Stiffoni (che non sono indagati) si siano spartiti parte dei diamanti. Nell’opaca contabilità del Carroccio (il cui statuto esclude operazioni di questo genere), i preziosi sembravano essersi volatilizzati. «Andrò dai pm a spiegare tutto - sbotta Stiffoni - io che avrei acquistato diamanti? È un’accusa che mi fa ridere». Stessa linea della Mauro: «Smentisco categoricamente che abbia acquistato oro o diamanti con i soldi della Lega. Sono pronta a querelare».
Ma alla tenaglia delle tre Procure che si è stretta attorno al Carroccio si aggiungono anche la Corte dei Conti della Lombardia e quella dell’Emilia Romagna. E se quest’ultima sta valutando se esistano margini di manovra, la prima ha già aperto un procedimento che parte dall’ipotesi di reato di truffa allo Stato. Come scritto dai magistrati nelle carte, infatti, «i conti dei partiti politici devono essere rendicontati in modo dettagliato, attraverso un documento del tutto simile al bilancio delle società commerciali». E il bilancio della Lega sarebbe «inveritiero, posto che non dà conto della reale natura delle uscite, come non dà conto della gestione in nero di parte delle risorse affluite alla cassa del partito».

Proprio sulla base di consuntivi ritenuti taroccati, nel 2011 alla Lega Nord sono stati corrisposti 18 milioni di euro a titolo di rimborso elettorale. Una cifra su cui ora anche i magistrati contabili vogliono fare chiarezza.

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