La stretta della Meloni sulle protezioni speciali ai migranti

L'esecutivo punta a limitare i casi in cui è possibile concedere ai migranti appena sbarcati un permesso di soggiorno temporaneo

La stretta della Meloni sulle protezioni speciali ai migranti

La partita sulle nuove norme relative all'immigrazione, si gioca adesso sulla cosiddetta "protezione speciale". L'istituto cioè che prevede la possibilità, per alcune categorie di migranti, di chiedere un permesso di soggiorno temporaneo in caso di negazione della concessione dello status di rifugiato. Giorgia Meloni, così come sottolineato su IlMessaggero, sta lavorando per limitare il più possibile i casi di concessione della protezione speciale. A Palazzo Chigi è un rapido susseguirsi di riunioni per presentare un apposito emendamento al cosiddetto "decreto Cutro". Ma spazi e tempi di manovra sono molto stretti.

Che cos'è la protezione speciale

L'istituto della protezione speciale è stato introdotto nel 2019 con i decreti sicurezza voluti dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il governo era quello formato dalla cosiddetta maggioranza gialloverde. Il senso della norma riguardava soprattutto la possibilità di concedere un permesso di soggiorno temporaneo a quei migranti che non avevano diritto allo status di rifugiato. Ma nelle intenzioni di Salvini, i casi dovevano essere molto limitati.

Con la maggioranza giallorossa, lo scenario si è ribaltato. Il successore di Salvini al Viminale, ossia Luciana Lamorgese, ha modificato la norma introducendo molti più casi in cui può essere concessa la protezione speciale. Così come spesso lamentato da diversi ambienti del centrodestra nel corso degli ultimi anni, con la riforma voluta da Lamorgese di fatto la protezione speciale si è trasformata in una sorta di scappatoia che consente ai migranti di rimanere in territorio italiano.

Tanto è vero che adesso è la stessa Lega a volere la totale eliminazione dell'istituto. Nei giorni scorsi, i parlamentari del carroccio hanno presentato almeno due proposte di legge volte a mettere definitivamente in soffitta la protezione speciale. L'immigrazione però è un dossier che Giorgia Meloni vuole seguire in prima persona. E quindi niente fughe in avanti da parte degli alleati, tanto che le proposte leghiste sono state accantonate.

Adesso da Palazzo Chigi si ragiona su una soluzione di compromesso. Non abolire del tutto la protezione speciale, ma limitare drasticamente i casi in cui per un migrante è possibile ottenerla. Un ritorno al passato dunque, all'impianto originario dei decreti sicurezza del 2019. Le modifiche saranno probabilmente inserite in un emendamento della maggioranza al decreto Cutro, la norma cioè introdotta subito dopo la strage dell'immigrazione in Calabria e adesso al vaglio del parlamento.

Con le novità volute da Giorgia Meloni, la protezione speciale dovrebbe essere assegnata solo per calamità naturale e per gravi motivi di salute. Drastico giro di vite per tutti gli altri casi, anche per i ricongiungimenti familiari. Inoltre, come sottolineato sempre su IlMessaggero, le protezioni speciali non saranno più né cumulabili e né interscambiabili. Vale a dire che se si fa domanda di protezione per un preciso motivo, ad esempio la calamità naturale, poi non si può cambiare in corsa e richiedere il permesso temporaneo per un'altra ragione.

I margini di manovra di Giorgia Meloni

Adesso è corsa contro il tempo, sia a Palazzo Chigi che al Viminale. C'è da esaminare in tempi rapidi il decreto, ma non è solo il calendario a orientare le mosse del presidente del consiglio. La via è stretta infatti anche sotto il profilo politico. Da una parte c'è il Quirinale, con Mattarella che sta osservando da vicino le mosse dell'esecutivo e del parlamento su un tema molto caro al Colle. La presidenza della Repubblica, come trapelato tra i corridoi romani, non vede di buon occhio ulteriori eventuali strette sui migranti.

Dall'altra parte c'è invece la Lega. Il carroccio, al contrario, vuole che l'esecutivo mostri maggiore intransigenza sull'immigrazione. Il timore è quello di dare un'immagine di un governo lontano dalla fermezza promessa in campagna elettorale.

Alla vigilia delle amministrative e di un'estate che si prevede molto calda sul fronte migratorio, Salvini non vuole correre rischi. In mezzo, per l'appunto, ci sono le strette di Giorgia Meloni e i tentativi di Palazzo Chigi di giungere a punti di compromesso senza disimpegnarsi dalle promesse elettorali.

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