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La surreale marcia di Conte e Schlein contro i fascisti (immaginari)

Il corteo antifascista di Firenze raccatta tutta la sinistra: dall'Anpi alla Cgil, dai 5S ai dem. Impugnano la Costituzione contro una deriva dittatoriale ma chiudono gli occhi davanti alla minaccia anarchica

La surreale marcia di Conte e Schlein contro i fascisti (immaginari)

Ebbene sì: nel 2023 siamo ancora qui a parlare di fascismo. Impossibile farne a meno. Perché il corteo di Firenze - o meglio la surreale "passeggiata antifascista" indetta da Cgil, Cisl e Uil "in difesa della scuola e della Costituzione" - è diventato tutt'a un tratto il collante del sinistrume nostrano, grillini compresi. Accanto ai centri sociali, ai collettivi studenteschi, alle prezzemoline sigle dell'onnipresente associazionismo rosso (Anpi, Acli, Cobas e l'immancabile Anpi), si sono accodati - rullo di tamburi - la neo segretaria nazionale del Pd Elly Schlein e il leader M5S Giuseppe Conte. Tutti a fingere che l'Italia corra un gravissimo rischio: l'instaurazione di una nuova dittatura fascista.

A sentir sproloquiare gente come il segretario della Cgil Toscana, Rossano Rossi (omen nomen), qualcuno tra quelli che oggi hanno marciato a Firenze contro il "disgustoso rigurgito" dello squadrismo nero sembrerebbe credere davvero a questo imperituro allarmismo che àncora la sinistra in crisi di ideali (ma non di ideologia) ai fantasmi di settant'anni fa. "Il fascismo oggi prende il volto delle organizzazioni di estrema destra che picchiano giovani di sinistra davanti alle scuole e assaltano le sedi sindacali", ha sentenziato Rossi. E poi ancora: "Dobbiamo essere partigiani e non indifferenti: Firenze e la Toscana oggi sono il centro dell'Italia democratica e antifascista". Partigiani, appunto. Come all'inizio degli anni Quaranta del secolo scorso. E come oggi, nel nuovo millennio. Tutto muta, tranne loro. Partigiani sempre. Bella ciao e tutto il resto: i pugni chiusi, le bandiere rosse con la falce e il martello, gli slogan. Sempre i soliti, come quello intercettato dal Foglio: "Uccidere un fascista non è un reato". E poi il tiro al ministro, Giuseppe Valditara in primis. E anche i due Matteo, Salvini e Piantedosi. Ma soprattutto lei: Giorgia Meloni. Tutti fascisti, tutti da defenestrare da Palazzo Chigi e dai loro ministeri. Esattamente come li hanno dipinti gli studenti del liceo classico "Carducci" di Milano: premier e ministro dell'Istruzione a testa in giù. Ecco l'"Italia democratica e antifascista", ecco la crème de la crème dei collettivi studenteschi. Stessa risma dei centri sociali che a Bologna hanno preso a bastonate i ragazzi di Azione Universitaria. O dei violenti che alla Sapienza hanno tolto a Daniele Capezzone il diritto a parlare.

A questa combriccola di manifestanti va dato atto che, di generazione in generazione, perseverano con assurda tenacia nella solita, strampalata narrazione. Decine di anni a brandire la Costituzione contro un'immaginaria deriva autoritaria che non si è mai verificata. Ma che importa? "Siamo in piazza per difendere i principi costituzionali", sentenzia Conte. Eppure il governo è stato eletto democraticamente, dovrebbe saperlo, lui che a Palazzo Chigi è stato paracadutato senza nemmeno passare dal voto e quando ci è passato ha perso. Pure la Schlein sembra ignorare il mandato popolare conferito al centrodestra. "Il Pd è ovunque si difende Costituzione", dice. E poi col più classico dei no pasarán: "Quei metodi violenti non passeranno, quei metodi squadristi non passeranno, troveranno questo cordone di solidarietà umana a difesa della scuola come presidio di cultura antifascista".

Un cordone di solidarietà umana che, quando a odiare, pestare e minacciare sono i centri sociali, i collettivi studenteschi o gli anarchici, si volta opportunamente dall'altra parte.

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