Interni

Una raffica di insulti senza fine: così Saviano infanga i suoi nemici

Lo scrittore è da anni che continua a offendere gratuitamente e pervicacemente Berlusconi, Salvini e Meloni: mai una scusa o una (minima) retromarcia

Una raffica di insulti senza fine: così Saviano infanga i suoi nemici

Quel "ministro della mala vita" rivolto negli scorsi giorni a Matteo Salvini è datato in realtà qualche anno fa, quando venne accompagnato - già che c'era - da "capo di un partito di ladri" e "buffone". Anzi, all'epoca Roberto Saviano aveva pure scritto in maniera sbagliata l'espressione "mala vita", con le due parole che erano messe tutte attaccate a comporne una sola. Nel fare la parte del solito fenomeno gonfio di spocchia, si era infatti dimenticato la citazione testuale di Gaetano Salvemini su Giovanni Giolitti. Ma del resto è andato avanti per anni a scrivere "qual'è" con l'apostrofo. E menomale che dovrebbe essere un intellettuale contemporaneo.

Era il 20 giugno 2018: era appena entrato in carica il governo Conte 1 e il leader della Lega, appena insediatosi come ministro dell'Interno, aveva esternato una dichiarazione semplicissima: ovvero che fossero le autorità competenti a valutare se chi in quel momento, finito sotto scorta, corresse concretamente qualche rischio o meno. La sinistra insorse per le "minacce" e le "intimidazioni" rivolte al "povero" scrittore, il quale - per l'appunto - replicò in maniera del tutto lucida e garbata con quei simpatici insulti. La scorta, ovviamente e giustamente, non venne mai tolta a Saviano, ma le sue offese gratuite non sono mai state messe da parte.

Gli attacchi a Maroni e Berlusconi

Prima di arrivare alle sparate di questi giorni, bisogna necessariamente volare con la macchina del tempo a circa tredici anni fa. Saviano, invitato in tv da Fabio Fazio (ma tu guarda un po' il caso), disse che "la 'ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega". Il compianto Roberto Maroni, titolare all'epoca del dicastero del Viminale, respinse totalmente le accuse ma – da gentiluomo qual era –, invece che replicare altrettanto duramente, tese addirittura una mano nei confronti dell’autore di Gomorra proponendogli una serie di iniziative per "combattere insieme la criminalità". Naturalmente Saviano fece orecchie da mercante per non volere "rovinare" l'immagine di un intellettuale di sinistra con la puzza sotto al naso che mai si sognerebbe di abbassarsi ad avere rapporti con il nemico. Da quel momento, la collezione di insulti si ampliò sempre di più.

Nel 2012 andò a tutto spiano contro Silvio Berlusconi, leggendo un dibattito pubblico uno stralcio di discorso di Piero Calamandrei sulla necessità di ricostruire il senso di legalità che si sentiva dopo il Ventennio fascista. Qualche mese dopo, a Radio24, affermò che "il ritorno di Berlusconi è anche fondato sul fatto che una parte del voto in Italia lo puoi comprare", mentre nel 2013, nel pieno della tempesta giudiziaria che coinvolse Silvio Berlusconi tra diverse sentenze in arrivo, si presentò al Salone del Libro per sostenere, insieme ad altri, che chi votava il PdL fosse "o un gonzo o un furbo".

Salvini accostato a Hitler

L'ossessione resta rivolta quasi esclusivamente al mondo del centrodestra (eccezion fatta per qualche sparuto attacco a Vincenzo De Luca o Luigi De Magistris). Con Salvini che, a poco a poco, comincia a prendersi la scena politica in ambito nazionale, La prima puntata semi-ufficiale dell'attacco al nuovo segretario della Lega arriva nell’agosto 2015. "Al Sud i voti si comprano per 25 euro, per un buono benzina. Non so come voglia chiedere i voti Salvini ora che il Sud gli serve, ma trovo questa scelta di immensa ipocrisia". Replica Salvini: "Ho sentito solo degli insulti da Roberto Saviano. La Lega che compra i voti al sud? Si vergogni, si sciacqui la bocca prima di parlare di qualcosa che non conosce. Evidentemente, se la Lega Nord prende voti al sud non è perché li compra ma perché c'è qualcuno che ha fallito". E poi, altra mano tesa, a dimostrazione di come non ci sia mai stato nessun rancore personale. "Se Saviano ha voglia di fare qualcosa di utile, lo invito a venire al sud con me".

Niente da fare. Saviano ormai è un disco rotto e raggiunge presto vette di delirio totale: "Per fermare un libro è inutile distruggerlo. Un libro si ferma ignorandolo, non leggendolo o si ferma meglio leggendolo e smontandolo". Frase condivisibilissima, se non fosse che sui suoi social posti una fotografia in cui affianca un libro di Salvini appena scritto il volume del leader della Lega proprio di fianco al Mein Kampf, Il libro di Hitler fondamento della criminale ideologia nazionalsocialista. Nell'agosto 2016 è poi oltre ogni forma di decenza: lo scrittore interpreta a modo suo un parere espresso da Salvini e "sarà tollerato andare oltre la legge, che ci sarà diritto alla tortura e copertura di ogni abuso e ogni violenza. Qualsiasi poliziotto onesto proverebbe vergogna per questa insinuazione. Il disperato Salvini alla ricerca di voti rovista negli istinti più bassi e nelle sacche disperate d'ignoranza dove si crede che un poliziotto violento e con un potere incontrollato sia maggiormente in grado di tenere ordine e ottenere giustizia". Il botta è risposta si conclude con l’attuale ministri dei Trasporti che risponde: "Fra le guardie e i ladri, io sto con le guardie. Saluti al ricco scrittore, scortato da tanti pazienti poliziotti".

L'ossessione di Saviano per la Meloni

Altro anno solare, altri insulti. Febbraio 2017: "Salvini ha perso la testa e, nel tentativo di intercettare il voto delle persone peggiori del nostro sventurato Paese, non esita ad incitare a realizzare reati gravissimi", disse Saviano a proposito di un commento di Salvini su un video che riguardava una donna rom. Ad agosto, Salvini era quello che attaccava gli ultimi, "i ragazzi africani. Li insulta. Ha un atteggiamento da bullo, con slogan razzisti. È insopportabile vedere crocifissi gli ultimi per raccattare voti della canaglia razzista che non si rende conto che il problema non è il migrante o l'ong". Poco prima delle elezioni politiche del 2018 avviene la sparatoria di Macerata, poco dopo il barbaro omicidio di Pamela Mastropietro. E la colpa chi era? Ma di Salvini, naturalmente: Il mandante morale dei fatti di Macerata è Matteo Salvini. Lui e le sue parole sconsiderate sono oramai un pericolo mortale per la tenuta democratica. Chi oggi, soprattutto ai massimi livelli istituzionali, non se ne rende conto, sta ipotecando il nostro futuro”.

Nel giugno successivo si arriva alla querelle sulla nave ong Aquarius. Salvini viene dipinto come un "bandito che fa annegare i bambini nel Mediterraneo" e "mandante di un sequestro plurimo", oltre che ministro della "malavita" (scritto erroneamente tutto attaccato). Da qui in poi è solo un'escalation dedicata personalmente all'esponente leghista: "Fastidioso parassita", "autore di un decreto autolesionista, suicida e criminale", "pagliaccio", "fesso", "cialtrone", "ridicolo". Addirittura se la prende col servizio d'ordine del ministro: "Che pena che mi fate". Quando la Segre ricevette minacce e insulti antisemiti sui social, l'odio era "colpa di Meloni e Saviano", i quali naturalmente non hanno mai affermato nulla di lontanamente negativo nei confronti della senatrice a vita.

L'ossessione per la Meloni

L'ossessione ora, quindi, si sposta anche verso la leader di Fratello d’Italia. Nel 2020 Matteo Salvini continua a essere uno "squadrista violento" e - di fatto - responsabile dei morti per Covid in Lombardia insieme a Fontana e Gallera. Inoltre lui e il presidente del Consiglio in carica sono dei "bastardi" solamente per essersi opposti alla politica dei porti aperti e dell'accoglienza indiscriminata. Epiteto per il quale è stato querelato entrambi per diffamazione. La premier comincia a salire nei consensi e Saviano annuncia orgogliosamente di far partire una "campagna d'odio" contro di lei. E in effetti, in piena campagna elettorale per le Politiche 2022, i valori del centrodestra sono "un crimine". Il tempo che l'alleanza vinca elezione e ovviamente parte il "regime fratellista", "razzista" che lo "espone allo squadrismo".

Saviano rivendica i suoi insulti, per poi cadere nella topica colossale durante la parata del 2 giugno che ha visto confondere il saluto del capo incursori del Comsubin della Marina con il saluto romano della X Mas. Naturalmente lui non si è mai scusato per quella gaffe e per tutte le offese personali contro i politici di centrodestra: lui è il più intelligente di tutti.

E pazienza se non riesce a scrivere correttamente "mala vita".

Commenti