Milano - L’imputato agì "ncurante della vita del pedone" e scelse "di liberarsi ad ogni costo - anche a costo di provocarne la morte - di quella persona che restava aggrappata al veicolo nell’estremo tentativo di salvarsi". Lo scrivono i giudici della prima corte d’assise di Milano nelle motivazioni della sentenza con la quale il 16 luglio scorso hanno condannato a 18 anni per omicidio volontario Alessandro Braidic, rom italiano accusato di avere investito e ucciso sulle strisce pedonali nel settembre 2007 un pensionato milanese di 71 anni. La corte, presieduta da Luigi Cerqua, nel ricostruire la dinamica di quanto accaduto spiega che Braidic, quella sera del 16 settembre 2007, «non si ferma» per soccorrere il pensionato, «ma addirittura lo uccide e fugge e dà fuoco alla sua vettura». I giudici spiegano come il rom, dopo avere investito l’anziano, zigzagò per liberarsi dell’uomo ancora vivo che era aggrappato al cofano. «I consulenti medico-legali - si legge nelle motivazioni - hanno accertato , in maniera inequivocabile, che Giovanni Conti Papuzza era ancora vivo allorchè era stato proiettato a terra, in conseguenza delle manovre a zigzag (...) dirette a liberarsi del malcapitato, alle quali era seguito l’arrotamento del corpo». Secondo la corte, Braidic aveva «tutti gli elementi per prevedere il tragico epilogo e, nonostante ciò, pur di liberarsi del malcapitato», aveva agito accettando l’evento della morte della vittima. Dunque, secondo i giudici, si configura a suo carico il dolo eventuale.
La corte spiega inoltre perchè non ha riconosciuto l’aggravante della crudeltà, richiesta invece dal pm Grazia Pradella. L’aggravante non ricorre perchè «è configurabile solo quando le modalità della condotta rendono obiettivamente evidente la volontà di infliggere alla vittima sofferenze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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