«Io al Conservatorio al posto di Borrelli La politica non c’entra»

«Ecco, adesso diranno che hanno fatto fuori Borrelli dalla presidenza del Conservatorio per fare una nomina politica. Ma io con la politica, giuro, non c’entro un bel niente, nè con altre lobby di sorta». Arnoldo Mosca Mondadori reagisce così alla notizia che lo vede all’improvviso eletto ai vertici della storica istituzione, e pare sorpreso almeno quanto l’ex pm di Mani pulite che, da Istanbul, deve cedergli il testimone. E chi conosce la storia di questo anomalo editore appassionato di tutte le arti e da molti anni attivo anche nel terzo settore, gli può credere ad occhi chiusi. Della storica famiglia porta solo il cognome e da tempo porta avanti progetti fuori dagli schemi come la collana «Le Arti» in cui è riuscito a far collaborare maestri della cultura contemporanea di estrazione più disparata, da Ermanno Olmi a Michelangelo Pistoletto, da Ennio Morricone a Gianna Nannini.
Adesso, inaspettatamente, il Conservatorio. Borrelli, che aveva detto di essere in pole position per la riconferma, c’è rimasto male...
«Stimo molto il dottor Borrelli e sono certo che abbia fatto uno splendido lavoro. Ma i consiglieri avevano proposto, oltre al suo nome, anche il mio e quello di Filippo Bellavite. La decisione finale, come si sa, spetta solo al ministro».
Perchè crede che la Gelmini abbia scelto lei?
«Probabilmente c’era la volontà di un ricambio e il mio percorso, che è sempre stato trasversale nella cultura e nella società, è risultato vincente. Considerando che, lo ripeto, sono sempre stato assolutamente apolitico, la considero una vittoria della democrazia».
Borrelli è diplomato al Conservatorio. Il suo rapporto con la musica, invece, qual è?
«Anzitutto va premesso che il ruolo di presidente non deve necessariamente incarnare quello del tecnico, ma riguarda il rapporto con le istituzioni, la ricerca di fondi e il suggerimento di idee da condividere col direttore. Per quanto mi concerne, ho partecipato a diversi progetti musicali, in particolare il ciclo di incontri “Pensare la musica“ alla Fondazione Pomodoro in collaborazione proprio con l’orchestra del Conservatorio, dedicato a personalità che si sono particolarmente distinte in ambito musicale. Al progetto hanno preso parte, tra gli altri, i maestri Ennio Morricone e Nicola Piovani, premiati con l’Oscar nel 2007 e nel 1999».
Quale valore aggiunto pensa di poter dare a un’istituzione così prestigiosa?
«Beh, la nomina è ancora fresca e mi prenderò un po’ di tempo per studiare la situazione e anche per vedere come mettere a frutto il lavoro dei miei predecessori. Di sicuro penso di poter mettere a disposizione la mia esperienza nel campo di una cultura che è sempre stata profondamente legata ai valori dell’uomo, dello spirito e del pensiero occidentale. Il mio ultimo libro come scrittore, intitolato “La seconda intelligenza“, guarda al tema di un rinascimento spirituale come molla di sviluppo di una società oggi in crisi di identità. Ecco, penso che la cultura, e dunque anche la musica, debbano anzitutto servire soprattutto a questo e non essere puro entertainment».
Le sue collane editoriali hanno visto come autori grandi italiani come Alda Merini, Fernanda Pivano, Salvatore Veca, Margherita Hack. Poi realizza e promuove progetti nei Paesi poveri con artisti come Lucio Dalla, Mimmo Paladino, Ornella Vanoni.

L’unione fa la forza?
«Io da molti anni sostengo che esiste un’eccellenza culturale italiana che possa trasmettere anche all’estero i valori più profondi dell’identità del nostro Paese. Al Conservatorio, statene certi, farò lo stesso».

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